Sapete qual è l’aspetto positivo della fine di un mese?
Nonostante il tempo che scorre inesorabile mi metta leggermente in allarme poiché ogni volta mi ricorda, da una parte, quanto ho da fare e, dall’altra, la ristrettezza evidente in termini di ore diurne per espletare la mia To Do List, dall’inizio di questo 2019 ho avuto occasione di smussare il mio evidente mood pessimistico in uno sprint da manuale poiché, grazie alla carissima Deb del rifugio letterario Leggendo Romance e non solo, posso divertirmi con la rubrica Creativity Blogger Week, appuntamento in condivisione con alcune colleghe dell’immenso e variegato etere che chiude i più o meno canonici trenta giorni portando con sé quella ventata di aria fresca che, molto spesso, l’uggiosità della vita sopprime già sul nascere.

Creazione a cura di Federica, admin del blog On Rainy Days

Sorvolando sul mio animo decisamente leopardiano e altrettanto gobbo, ammetto che, con un topic come Il mondo delle fiabe, non ho faticato troppo a immaginarmi la giusta idea per il racconto perfetto, ma, purtroppo, non essendo molto abituata a dar voce a personalità molto giovani, ho avuto non poche titubanze sul release mero e proprio del progetto.
Tuttavia, vi devo fare un’altra confessione: sono riuscita a ottenere un risultato davvero sopra la (mia) media classica, per me una gioia infinita che sembra voglia comunicarmi di essere in grado di adattarmi a ogni contingenza, perfino quella in cui un padre e una figlia adolescente si parlano a tu per tu.

Si sa, l’amore è un enigma tanto misterioso quanto intricato da decifrare, soprattutto quando si è alle prime armi e lo Zeus dei sentimenti decide, di punto in bianco, di bussare vigorosamente alla propria porta.
Eppure, non si è mai del tutto perduti, qualora un particolare Virgilio decidesse di guidarci nei meandri di quell’Inferno passionale sulla Terra: sarà il Paradiso più a portata di mano di quanto si possa credere?

«Uffa, uffa, uffa e ancora uffa!»
La sua amata pentola di fagioli stava finalmente gorgogliando: già appena rientrata da scuola in occasione del pranzo, aveva mostrato una certa necessità di sfogarsi, ma ancora le sue emozioni covate nel profondo non avevano ristagnato a sufficienza affinché trovassero la giusta voce per manifestarsi del tutto.
«Insomma, ti pare normale?? Io davvero… Boh!!!!»
Essendo troppo vecchio per capire l’adolescentese al primo colpo, solitamente parole sconnesse che condividevano il nulla eterno con la prosa da matusalemme a cui era abituato, doveva per forza chiedere delle spiegazioni: perché girare intorno alla questione se si può subito arrivare indenni al suo nocciolo?
«Tamara, che succede?»
La ragazzina, a seguito di un imperterrito peregrinare avanti e indietro in sala da pranzo, un moto a e da luogo per cui, lui si sorprese, ancora alcuna voragine si era formata nel pavimento, si fermò e, squadrando il padre come a fargli intendere che avrebbe dovuto comprendere senza domandare, esordì: «Voi uomini non capite un accidente di noi donne!»
Conscio, purtroppo, della veridicità di quell’affermazione poiché, dopotutto, con la moglie aveva ancora adesso quel minuscolo problema per cui sembrava costantemente sintonizzato su lunghezze d’onda diverse da quelle della sua dolce metà, forse abbastanza masochista da fare il finto tonto che cade dal pero quale frutto troppo maturo, chiese: «E perché mai, se posso azzardarmi in un tale campo minato?»
«La mamma ha proprio ragione: è davvero inutile parlare con voi» rispose non richiesta la figlia, mentre riprendeva il proprio andirivieni nervoso, un po’ alterata dall’inesistente comprensione dell’uomo che l’aveva procreata, un po’ abbattuta per la situazione spinosa che le sue parole poco propense all’interpretazione stavano cercando di esplicitare.

Fonte: Pixabay

«Non puoi pretendere che noi trogloditi uomini delle caverne ci arriviamo da soli: un aiutino dal pubblico serve sempre in questi e altri casi» disse il genitore bonario, facendole un invitante occhiolino e quello stesso sorriso impertinente che a suo tempo seppe conquistare la madre.
Come da copione, infatti, Tamara si sciolse quale neve al sole e, fermando in via definitiva il suo incedere imperioso, dopo essersi seduta di fronte al suo pubblico da uno, finalmente rivelò al mondo vibrante d’attesa l’oscura e arcana tempesta interiore che nel suo cuore imperversava dall’ultima ora mattiniera di snervante liceo linguistico.
«Allora, tu devi sapere che mi piace uno…»
«Uno? E meno male! Quanti te ne volevi far piacere in un colpo solo?»
«Papà, per favore!» esclamò esasperata la ragazzina di fronte all’idiozia paterna a cui si era ormai dovuta abituare da anni.
«Sì, certo, scusa… Stavi dicendo?»
«Dicevo… È dall’inizio di questa prima superiore che punto questo ragazzo…»
«Perdonami, ma cosa sei? Un cane da caccia?»
«PAPÀ!» urlò questa volta la giovane donna che di pazienza non ne vedeva da giorni.
«Hai ragione, scusa! Giuro che ora me ne sto zitto per davvero» si arrese il padre, alzando anche le mani per enfatizzare la bandiera bianca che aveva iniziato a sventolare di fronte a due bellissimi occhi celesti molto infuriati e cercando, in ogni modo possibile, di trattenere la risata a crepapelle che era in detonazione fin dal principio del soprascritto scambio di battute.
Con un’occhiata decisamente sospettosa e un cipiglio forse troppo severo per la sua età, Tamara riprese l’esposto, non mancando di evidenziare il sesto senso tipicamente femminile: «In pratica, Adriano mi piace un casino ed è ovvio che lui ricambi i miei sentimenti, visto che mi fissa per una metà del tempo e per l’altra mi sorride.»

Fonte: Pixabay

«Lapalissiano direi» borbottò il padre, mentre aveva ripreso a digitare sulla tastiera del computer, giusto per ottimizzare il tempo a disposizione. Avete presente chi ha detto che solo il gentil sesso possiede la nobile arte del multitasking? Mentiva.
«Lapache?»
«Oh perdonatemi, signorina: è gergo da vetuste personalità. Ve ne prego, continuate a disquisire» gesticolò il genitore in una performance da teatro lirico, senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
Un tantino stranita dalle desuete parole del padre, l’interlocutrice si sentì in dovere di proseguire oltre, senza porsi troppe domande: «Quindi, alla luce dei fatti… Cioè, non capisco cosa aspetti a farsi avanti! Mi verrebbe da urlargli in faccia Minchia, zio, ripigliati!»
«Come, scusa??» strabuzzò gli occhi il padre, mentre quasi si strozzava con l’acqua che stava ingerendo da neanche due secondi: insomma, la perfetta parentesi temporale entro cui ammazzarsi.
«Gergo da giovani, babbo» ridacchiò la ragazza.
«Buon Natale a me, allora…»
Tamara rise forte e lui si perse a guardarla. Sua moglie era sempre stata gelosa e per questo l’aveva costantemente rincuorata, essendo sicuro dell’ovvio, ma all’epoca non conosceva ancora sua figlia: per lei avrebbe tradito chiunque, persino sé stesso.
«Quindi, ricapitolando, tu stai aspettando che il tizio si faccia avanti con te?»
«Esatto!! Vedi quanto è semplice?? L’hai capito pure tu che, secondo mamma, non brilli di perspicacia» eruppe la ragazzina in preda a un delirio tutto suo, sollevando pure le braccia al cielo quale liberazione ascetica da troppi oppiacei.

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«Quanti complimenti tutti in una volta! Potrei quasi emozionarmi…» sospirò lo sconfitto con le mani sul cuore in procinto di familiarizzare nuovamente con la tastiera: adorava e odiava lavorare da casa.
Come se niente fosse, dal silenzio stampa il tono femminile aumentò di nuovo il volume: «Cioè, è quello che ci insegnano, no? Nelle fiabe, gli idilli d’amore prevedono il bamboccio in calzamaglia che va a salvare la damigella in pericolo…»
«Fermi tutti! Conosci la parola “idillio”?» chiese il padre quasi scioccato.
«Papà, hai mangiato pane e simpatia a pranzo?»
Con un ghigno quasi diabolico in viso, ammiccando l’uomo non esitò a rispondere: «Credevi che avrei lasciato a te l’intera portata principale?»
Tamara sorrise a quella esternazione oltremodo sciocca, ma, lasciandosi sopraffare dall’amara realtà del pomeriggio a venire, subito dopo mormorò a bassa voce: «Peccato che ciò non mi sia di alcun aiuto…»
L’ascoltatore occasionale di problemi amorosi alzò lo sguardo e per qualche infinito istante fissò la figlia o, comunque, la sua gemella decisamente abbacchiata: peccato che smuovere mari e monti non avrebbe per certo svegliato quel timido e insicuro imberbe.
«Sai che non mi intendo di questioni sentimentali, ma prova a riflettere: perché attendere oltre quando puoi essere tu il cavaliere col destriero e salvare la principessa sul pisello?»
«La principessa col pisello, vorrai dire» ammiccò una Tamara molto giocosa.
Un facepalm incredulo seguito da un nitido «Oh cazzo» trovarono la giusta locazione in quella contingenza familiare tragicomica.
«Mica non si dovevano dire le parolacce in questa casa?» chiese candidamente la giovane ubriaca di vita a venire.

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L’occhiataccia in tralice del padre non tardò ad arrivare.
«Comunque, ho capito: oggi pomeriggio, dopo le lezioni, gli chiederò se vuole accompagnarmi ai Navigli per un gelato. Insomma, una cosa easy» sembrò ponderare la determinata eroina della sua stessa storia, accentuando la presa di posizione del momento con le dita della mano destra che accarezzavano gentilmente il mento.
«Brava ragazza! E adesso fila che altrimenti arriverai in ritardo» disse l’uomo indicante l’orologio da polso e agognante la pace dell’ennesima mezza giornata in solitudine. I libri non si scrivono da soli, dopotutto.
«Ok, boss! Ci si vede» disse Tamara, mentre, piroettando con la cartella in spalla, andò verso l’uscio di casa.
«E ricordati di scrivermi per che ora torni!» urlò suo padre appena in tempo prima che la porta sbattesse sonoramente sui cardini. Ah, i giovani d’oggi!

 

Quando stai lavorando da ore, una bella notizia potrebbe essere il trovare la cena già pronta per essere divorata.
Tuttavia, nel suo caso, la perfetta conclusione di una giornata qualsiasi fu senz’altro Whatsapp che lo avvisò di una notifica:

Avevi ragione 😉 Alle 18 sarò a casa :* Ti voglio bene <3

 

 

Creazione a cura di Federica, admin del blog On Rainy Days