Se menzionassero la Primavera in un discorso, qual è il primo pensiero che vi balenerebbe in testa? Parlando per me e sorvolando sul fatto che potrei sembrare davvero banale con la mia seguente uscita, la lampadina che inizialmente si accende tra le mie caotiche elucubrazioni è, per certo, il fiore, simbolo delicato e allegorico della stagione in cui rinascere è la prerogativa massima della natura, Madre amorevole che sa accogliere nuove leve tra le vecchie, valorizzandone l’essenza magica assieme alle altre.
Creazione a cura di Simona, responsabile della collana Literary Romance di PubMe
Anche nel nuovo libro di Romina Angelici pubblicato dalla collana Literary Romance di PubMe sono state inserite le bellezze vegetali che il mondo ci permette di conoscere ogni giorno, una realtà parallela dove il loro idioma incantato segna peculiarità di contorno del lavoro dell’autrice, una penna italiana che in questo articolo racconterà qualche curiosità inerente all’argomento, sancendo la seconda tappa del blogtour dedicato a La debuttante dell’Essex.
In teoria non sono una grandissima appassionata di fiori né ho il benché minimo pollice verde (e nemmeno “il mignolo”), di fatto però mi sono ritrovata per ben due volte a scrivere racconti in cui il linguaggio dei fiori svolgeva un ruolo determinante nell’intreccio della storia. Nel mio primo romanzo Regency, che si intitola Intrighi d’amore a Villa Roseburn era un mezzo di tulipani screziati a creare scompiglio nella casa di Lady Olivia: nella simbologia dei fiori il tulipano è quello che rappresenta il vero amore e la varietà screziata in particolare, reca come messaggio quello di indicare la bellezza degli occhi di chi li riceve in dono. Mi è sembrato naturale perciò immaginare una trama che si svolgesse attorno al tema dell’amore, giocando sulla possibile identità del corteggiatore innamorato e soprattutto della fortunata.
Nel caso de La debuttante dell’Essex ho attinto più di una volta al significato dei fiori. Prima per scegliere il nome di Lady Celandine: la Celidonia è una pianta medicamentosa, dalle molteplici proprietà terapeutiche, sulle cui origini ci sono tante leggende di origine greca e romana. Essendo, infine, una pianta primaverile dai fiori di colore giallo era ritenuta indice della benevolenza degli Dei. Per sapere se durante l’estate i raccolti avessero dato i frutti sperati, si attendeva che sbocciassero i fiori di celidonia come segno di buon auspicio. Nel linguaggio dei fiori e delle piante la celidonia simboleggia il preannunciarsi di un lieto evento e la fine delle sofferenze. Poiché quindi la zia Cyd, come la chiamano i nipoti Alex e Andrew, è bravissima a risolvere tutti i guai che loro combinano, mi è sembrato che il significato della celidonia andasse bene per indicare le sue capacità benefiche. Inoltre, verso la fine del romanzo, fa la sua comparsa anche qui un mazzo di fiori dal significato sibillino: si tratta di un mazzo di calle punteggiato di piccoli fiori gialli che dovrebbe far capire a chi è destinato effettivamente e con quali intenzioni. Ma non voglio svelarvi troppo per non rovinare il finale.
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