Alla luce del mio silenzio stampa sul fronte recensioni durante quasi tutto il mese di Marzo, aspetto fondamentale per una blogger letteraria che forse tutti voi avete notato senza troppi problemi, sembra quasi una barzelletta dar voce alla seguente affermazione, visto che proprio oggi cade il Pesce d’Aprile, momento ideale per i burloni che desiderano sfogare la propria creatività in fatto di stupidaggini campate in aria, ma vi posso assicurare che quanto sto per annunciare non è affatto una canzonatura ideata ad hoc per ingannarvi chissà con quale intento nascosto: dopo un periodo abbastanza longevo in cui la sottoscritta ha deciso appositamente di non pubblicare alcuna opinione personale su La Nicchia Letteraria, giusto il tempo per riappropriarmi delle forze in esaurimento e ordinare le nuove trovate balenatemi nel cervelletto sempre in azione, sono pronta a tornare sull’onda degli eventi, riprendendo a pieno ritmo la pioggia a catinelle di impegni che sarò ben felice di portare a termine, badando comunque a non superare i miei limiti perché, sebbene sia giusto continuare a migliorarsi giorno dopo giorno, è altrettanto legittimo riconoscere quando è l’istante opportuno di rallentare e prendersela comoda per non spegnere la fiamma della passione nei libri.
Perciò, in questo lunedì sera che coglie l’occasione di terminare il blogtour dedicato a tutti i romanzi di Arianna Ciancaleoni, insieme ad altre colleghe del panorama blogosferico, mi appresto a intervenire al Review Party tramite il quale vi parlerò di Vorresti essere me?, la più recente opera edita dell’autrice sopra citata, una sorpresa di carta e inchiostro che è stata oltremodo abile nel meravigliarmi come è successo davvero poche volte, imponendomi, ancora adesso, di pensarci più del dovuto.

Al contrario del resto delle persone, Elettra è assai felice di invecchiare. Infatti, proprio il giorno del suo ventottesimo compleanno giacché va a coincidere con la scadenza del suo contratto lavorativo, potrà dire addio all’impiego che l’ha vista crescere per ben tre anni, un’occupazione insipida che, se da una parte l’ha aiutata a maturare a livello professionale, consacrandola alla figura di dipendente alacre e preparata quale è diventata, dall’altro lato è riuscita ad avvizzirla emotivamente, provocando un risucchio totale di quelle emozioni che, tradotte nel solo odio più cieco, ora pare non abbia davvero mai conosciuto. Perché sì, la ragazza sente nei confronti della globalità un astio profondo fin dalla maggiore età, un sentimento ben radicato che ha origini lontane quanto il suo termine al di là del prossimo. Tuttavia, pure le intenzioni organizzate nei minimi dettagli hanno una mezza probabilità di presentare falle, seppur invisibili, da dover arginare: il punto debole di Elettra si identifica, infatti, col nome di Luca Ruben, quel ragazzo tanto particolare quanto anonimo che nel corso di Vorresti essere me?, sebbene appaia nelle semplici vesti di suo sostituto nell’azienda, risulterà alla stregua di una Nemesi per la donna.

Fonte: Pixabay

Può il passato di una persona marchiare a fuoco la sua vita, costringendola a prendere specifiche decisioni importanti quasi senza avere una voce in capitolo, come se dovesse assistere impotente allo scorrere dei suoi giorni non esistendo davvero in quegli attimi di effettiva realtà che la reclamano ogni secondo di più con sempre minor frequenza? Sebbene possiamo annoverare nel nostro armamentario comportamentale la giusta tempra nel resistere alle offensive e accettarne le conseguenze lapalissiane, ingoiando molto spesso rospi voluminosi che il dispiacere ha condito con un’abbondante dose di spregevole pinzimonio, vigorosa attitudine da lodare negli altri e incamerare in noi stessi, gli abietti tradimenti scaturiti dall’operato di chi diceva di amarci sul serio non possiedono la destrezza di rendersi invisibili ai nostri vispi occhi capaci di cogliere nel panorama routinario anche le minuscole sottigliezze di poco conto, quei movimenti irrisori sul fondale del palco che sembrano non avere rilevanza alcuna a dimostrazione della loro ridicola essenza da superficie approssimativa, ma identificano il fattore scatenante della nostra equilibrata reazione, miccia accesa che, fomentata, saprà ardere in eterno: istigato dalla completa disperazione a seguito di una rottura plateale in cui alla fine yin e yang si ritrovano soli nel cimentarsi con l’avvenire, un domani prima speranzoso ora pessimista che tinge di cupo nero il nostro quadro immacolato, o aizzato dal crollare di solide fortezze delle quali le carte avevano originato le pareti, strutture posticce che si sono rilevate essere basse rappresentazioni di un’utopia senza natali né futuro, un dolore lacerante inizia a mostrarsi in tutta la sua eclatante presenza, avviando una lungimirante procedura di torture in cui, se il cuore ha la peggio, la mente ottiene il meglio, pieno distaccamento consapevole dal bagaglio emotivo che ci ha ridotti allo stremo delle forze, perdita costante di vita che culmina a livello di un acme in grado di cambiare per sempre la personalità nella trattazione delle contingenze a cui facciamo riferimento, un distacco dal sé generante individui all’opposto che, preso possesso dei cocci martoriati, ermeticamente serra la cassaforte dei sentimenti per tutelarsi dalle nuove imboscate dell’avvenire, prendendo coscienza non solo di quanto è rimasto intatto a modo suo, ma anche dell’assente ingenuità d’animo, l’unico capitolo del libro ormai chiuso a cui non accederemo mai più.

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Il mondo prevedibile, quindi, si sobbarca di anomale fattezze dall’inedito carattere distorcente, immagine contraffatta che, alterata, pilota le prime impressioni animatesi da parte nostra ogni qual volta guadagniamo l’ulteriore opportunità di (lasciarci) conoscere, il magico dare per ricevere che, purtroppo, ha perso per strada i suoi connotati fondamentali, quelle medesime peculiarità che lo raffigurano tale eppure non quale, nefasta trasformazione da cui allontanarsi e rincasare non è possibile a meno di sconvolgere l’universo appena cristallizzato in favore dell’altro ormai alle nostre spalle: con l’obiettivo esclusivo di adattarsi al drammatico e radicale cambiamento in essere, lo sconforto del prologo avvia un iter di rivoluzione dove il verbo “scombussolare” diventa il fulcro dei nostri cardini ben oliati, un fermento viscerale che contagia il modo di porsi all’altrui cospetto, diffondendo il pestilenziale malanno di falsità e bugie per le quali riconquistare la vera preda a discapito di un’altra vittima sacrificale o estrinsecare a parole un affetto mendace per i porci comodi infanganti i brandelli di anima non ancora soffocati affiorano dall’imo oblio in cui si è finiti alla pari di evidenti manifestazioni concrete del brutale intento di emergere di nuovo come agli esordi del nostro io, immolando la fiducia raccolta degli ignari perseguitati e facendo sfoggio di un’infinita spudoratezza senza eguali, espedienti tragici per conquistare la fama effimera di una gloria non meritata.

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E se l’errore fosse dietro l’angolo ad attendere la nostra ennesima mossa sbagliata, intuizione fallace di un passo menzognero capace di trarre in inganno più del necessario l’edotto solista del palco vitale, luogo consacrato all’ovvia immolazione che, quale prigione di massima sicurezza priva di alcuna forma di giustizia, prevede condanne capitali e aborrisce i rilasci illusori? Dopotutto, il metro di giudizio da noi adottato, laborioso artefice dei nostri pensieri in gestazione, quale umana creazione di sana pianta fiorita, potrebbe incorrere nella svista clamorosa dell’imberbe al suo incarico d’esordio, banco di prova che identifica il grado di preparazione dell’esordiente per addestrarlo ai successivi lavori da manuale, uffici richiedenti attenzione per i quali votarsi ed essere votati: per l’appunto, la fatalità accidentale dell’esistenza ha l’innato talento di minare la veracità delle certezze fondate, esibendo davanti ai nostri sguardi esterrefatti attestazioni concordanti al vizio di forma, lievi sottigliezze che, come armi a doppio taglio, possono ricucire le crepe ancora spalancate oppure intensificare quello strazio da tormento popolante le nostre notti insonni, apertura e chiusura insieme che da sole si rimpiangono a vicenda, minuscoli dettagli per i quali il peso della colpa dovrà sbilanciarsi tra la ritrovata felicità da una parte e l’ulteriore mestizia dall’altra, guerra epocale dove la vendetta può gettare la sua ombra attraverso una portata gelata da assaporare calmi e rilassati, quasi fossimo in vacanza da noi stessi e non provassimo più niente.

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Usufruendo di uno stile scorrevole e coinvolgente in grado di trasmettere un’immediata spontaneità che, complice la sequenza di eventi narrati dove il sapore reale dal retrogusto amaro colpisce così tanto il lettore da tramortirlo con perenni riflessioni su quanto la vita possa essere crudele alla stregua di un incubo dalle proporzioni cosmiche, aiuta il pubblico a divorare il testo senza astrusi e inutili giri di parole, con estreme facilità e scioltezza, Arianna Ciancaleoni centra il suo bersaglio in ascolto proponendo un romanzo inconsueto che, sebbene fin dal principio paia andare verso un unico traguardo, il culmine di quella direzione che, presa alla mera apertura del suo incipit, avrebbe condotto a braccetto gli astanti verso una fine oltremodo sicura e ovvia, cambia la propria rotta, virando pericolosamente in acque sconosciute dal mistero caratteristico negli anfratti delle quali niente è ancora certo e tutto è già prestabilito.
La smisurata importanza dei dettagli induce l’avventuriero delle pagine inchiostrate a un’attenta analisi delle vicissitudini che scorge in Vorresti essere me?, cause ed effetti in antitesi che, per essere compresi nelle mille e più sfumature palesate a ventaglio, richiedono un’oculata assimilazione da parte degli impavidi astanti, un tuffo ad angelo nella melma paludosa dove la storia nella storia della protagonista aspetta orecchie in grado di ascoltarla davvero, quel qualcuno con il giusto buon senso che, alla luce dei fatti descritti fra le righe palpitanti in continuo divenire, sappia comprendere la condotta oppugnabile di Elettra, un modus operandi discutibile dove l’esistenza insensibile a cui la ragazza sembra essere destinata permetta al lettore di simpatizzare per lei, nonostante i frangenti narrati non depongano affatto a suo favore, comunione indissolubile di beni immateriali che permettono ad anime differenti di sposarsi e non divorziare mai.
Perché solo la Primavera è rosa e fiori. Nient’altro.

 

 

Creazione a cura dell’autrice Arianna Ciancaleoni

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo: Vorresti essere me?
Autrice: Arianna Ciancaleoni
Casa editrice:
Pagine: 210
Anno di pubblicazione: 2018
Genere: Narrativa contemporanea
Costo versione cartacea: 12.00 euro
Costo versione ebook: 2.99 euro
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