Manca davvero poco alla pausa estiva che io e Jackdaw ci prenderemo nel mese di Agosto per ricaricare le batterie, uno stacco temporaneo di cui abbiamo bisogno per tornare più cariche di prima, pronte a nuove avventure letterarie che, di certo, ci permetteranno di conoscere ulteriori spiriti affini a noi, anch’essi amanti dei libri, e tesori di carta inchiostrata capaci di ghermire la nostra anima ora e per sempre.
Ciò ovviamente non significa che gli articoli di Luglio sul nostro rifugio di “nicchia” siano già stati tutti pubblicati: infatti, oggi, vi proponiamo un’altra intervista da aggiungersi alle sue gemelle nella rubrica apposita, Parliamo un po’, vuoi?, a tu per tu, questa volta, con l’autrice Caterina Bonvicini, madre di Fancy Red che ha saputo sorprendermi senza pari, testimonianza ben argomentata nella recensione programmata per questo pomeriggio.
Anatole France ha detto che Non esiste una magia come quella delle parole. Noi lettori lo sappiamo bene, dopotutto, considerata l’intensa passione nutrita nei confronti dei nostri cari mondi in miniatura, scrigni da aprire a portata di mano, svelandone così il contenuto, libertà stampata che solo un autore dalla notevole bravura può esternare ai massimi livelli: tra loro, è compresa indubbiamente la scrittrice fiorentina, esperto paroliere che unisce e disgrega per usare, al pari di armi a doppio taglio, le zampillanti emozioni da lei vergate.
Buongiorno, Caterina! Prima di tutto, voglio caldamente ringraziarti per essere qui, oggi, a La Nicchia Letteraria, allietandoci con la tua presenza d’alto livello che, di certo, ci ricorderemo per sempre: aprire i battenti agli scrittori, dopotutto, è un piacere e un onore di cui noi non saremo mai sazie, piatti di novelle cuisine che non possono mancare alla nostra tavola.
Sperando che la mia idea di improntare la presente intervista focalizzandomi sui diamanti e le loro primarie caratteristiche ti aggrada e ti stuzzichi a sufficienza, regalandoti, magari, qualche piacevole minuto di spensierato stacco dalla tua vita quotidiana, inizio subito le danze portando l’attenzione sul Taglio di Fancy Red. Per quale motivo hai deciso di adottare lo stile inconfondibile dei salti temporali, passaggi assidui tra ieri e oggi che, al pari di due tennisti impegnati in una gara senza precedenti, si lanciano ripetutamente la pallina, impegnandosi per vincere e prevalere sull’altro? Il passato può mummificare il presente in una maniera così definitiva da non permettergli, dunque, la trasformazione in futuro?
✒ Sai, nei noir di solito si dà molto spazio alla figura degli investigatori o a quella degli assassini. Raramente le vittime diventano protagoniste. Per questo per me i continui salti temporali nel passato erano importanti: volevo che Ludò, la vittima, diventasse la protagonista.
Anche tra le emozioni esistono gigli bianchi che si stagliano, con la tipica luminosità del caso, nel mare di corruzione allarmante che dilaga, sempre più, nell’universo da noi conosciuto. Parlando, quindi, della Purezza, secondo te, questi innocenti fiori da salvaguardare possono venire contaminati dagli eventi di cui si è protagonisti indiscussi o forse esistono delle scappatoie per cui ciò non avvenga, strappandoli dalla malaugurata fatalità a loro dedicata e tenendoli al sicuro pure da occhi indiscreti, cospicuo patrimonio dal quale dividersi è da reputarsi impensabile e scriteriato?
✒ Io trovo bellissimo il termine tecnico che si usa in gemmologia per descrivere la purezza, cioè l’assenza di inclusione in una pietra: IF. Internally Flawless. Anche se tutti i miei personaggi hanno delle colpe, io li considero IF, in qualche modo. Un po’ perché uno scrittore non deve mai giudicare i suoi personaggi e un po’ perché una loro purezza ce l’hanno davvero, nonostante le ombre, nonostante le loro vite, nonostante il loro carattere.
L’amore possiede un’infinità di sfaccettature, nuances distintive che assumono le più disparate tonalità se si cerca, in un modo assai contenuto, di racchiudere, piccolo scrigno di meraviglie alla mano, la quantità sterminata delle sue possibilità. A tuo avviso, come parere, perciò, puramente soggettivo, che Colore vedresti associato al padre dei sentimenti? Qual è la ragione per cui decideresti proprio in tal senso e non in un altro?
✒ Non so cosa rispondere. Gli amori sono tutti diversi e quindi hanno colori diversi. Anche i diamanti colorati (che si chiamano Fancy, appunto) possono essere di tutti colori. Io ho scelto il rosso non per collegare il colore all’amore ma perché i diamanti rossi sono rarissimi, ne esistono trenta al mondo e hanno un valore immenso anche se hanno pochi carati.
Siamo esseri umani e, in quanto tali, possiamo cadere nei tranelli dell’esistenza, commettendo errori dalla mutevole valenza che li identifica prima madornali poi trascurabili. Il Peso di una colpa, effettiva o anche solo presunta tale, è in grado di annientare totalmente un individuo portandolo a pensare che, fino a quel momento, non s’è mai conosciuto davvero? A quel punto, ci si può ancora fidare di sé stessi o è una battaglia persa in partenza?
✒ Beh, il mio protagonista sicuramente non si fida di se stesso e per tutto il romanzo sente il peso di una colpa che non è nemmeno sicuro di avere. È quello che si definisce un narratore inattendibile, inattendibile anche a se stesso.
Le peculiarità principali dei brillanti sono, purtroppo, concluse. Tuttavia, un’ultima domanda mi rimane sulla punta della lingua, il quesito finale che ti pongo dopo averti ringraziata, di nuovo, della tua presenza nel nostro rifugio blogosferico: sapendo che la lavorazione del gioiello parte sempre da una materia prima di valore e bellezza inestimabili, per caso hai già in cantiere un nuovo Diamante grezzo che sottoporrai ai tuoi fan più accaniti, tra cui ovviamente me? Parlaci un po’ di questo progetto, incuriosendoci abbastanza per indurci a smaniare nell’attesa.
✒ Sinceramente mi piacerebbe avere un diamante grezzo fra le mani, ma in questo momento non ho niente di niente. Ne parlerei volentieri, ma non ho ancora trovato la pietra che mi può servire.
25 Luglio 2018 at 17:30
Ammetto che le interviste non sono post che leggo spesso e non perchè non siano interessanti ma perchè a meno che non sia un autore che mi piace molto passo volentieri.
Le domande che tu hai fatto invece sono interessanti e molto pertinenti alla storia che si vede ti è piaciuta quindi complimenti davvero per l’originalità
27 Luglio 2018 at 0:43
Sono contenta ti siano piaciute 😀 Cerco sempre di variare dalle solite domande perché, altrimenti, potrebbero stancare, essendo una lo stampino di un’altra… Quindi, eccomi qui a “partorire” pure interviste XD Ci ho impiegato una vita a identificare i quesiti e renderli al meglio con le parole 🙂 Il risultato è stato molto soddisfacente e ne sono felice 😉 <3