E fu così che inciampai nell’ennesima saga – sempre detto che inciampare è una mia dote innata. Infatti L’Atlante di smeraldo è il primo volume della trilogia I Libri dell’Inizio, di cui non avevo mai sentito parlare finché non l’ho incrociato passeggiando tra gli scaffali. A smuovermi ancora una volta è stato il connubio titolo-copertina di quella che in seguito ho scoperto essere la prima edizione tascabile, caratteri dorati in rilievo che spiccano sull’immagine di un mappamondo dalle fattezze eleganti e misteriose, ma a darmi il colpo di grazia è stato l’accenno di trama, che sussurrava “fantasy” con voce suadente.

La notte di Natale di un non ben precisato anno, tre fratellini, Katherine e i piccoli Michael ed Emma, vengono svegliati dai genitori in lacrime e consegnati a un misterioso individuo affinché li porti in salvo da qualcosa, o qualcuno, di maligno che incombe su di loro. Vengono così lasciati al loro incerto destino, con nient’altro che il medaglione della madre, un vecchio libro appartenuto al padre e la promessa di tornare a vivere tutti insieme, felici. Passati ormai dieci anni da quella fatidica notte, i tre bambini, ormai considerati da tutti orfani nonostante non accettino l’idea, dopo l’ennesimo tentativo di adozione andato male, vengono spediti dal loro attuale orfanotrofio, l’Istituto per Orfani Irrecuperabili e Senza Speranza Edgar Allan Poe – un nome, un programma -, a quello di Cambridge Falls, l’unico che sembra disposto a farsi carico dei fratelli. Quella che si staglia davanti a loro si rivela essere una grande casa arroccata su un pendio, dall’aspetto spettrale e all’apparenza quasi disabitata, cosa vera in parte visto che sono gli unici tre ospiti, eccezion fatta per i due domestici e l’eccentrico direttore. Qualche giorno dopo il loro arrivo, esplorando l’immenso istituto, decidono di scendere in cantina e, incuriositi, imboccano un corridoio che, al primo sguardo, sembra un vicolo cieco, ma, al secondo, conduce in una strana stanza, nel cui fondo sta un libro dalla copertina smeraldina e le pagine candide. Ha tutta l’aria di essere un vecchio album fotografico se non che, nell’istante in cui Michael vi inserisce una foto, i tre ragazzi svaniscono nel nulla.

A lettura ultimata, spulciando in giro per cercare informazioni sul volume successivo, L’Atlante di fuoco, ho notato la tendenza di alcuni a paragonare questa saga a quella di Harry Potter di J. K. Rowling… mi chiedo se abbiano davvero letto entrambe le serie, visto che come dichiarazione è piuttosto fuorviante. È vero, per ora ho letto solo il primo libro, ma già in questo di somiglianze rivelanti non ce ne sono, genere e componente magica a parte. Per cui non lasciatevi ingannare da quelle che, molto probabilmente, sono solo trovate pubblicitarie campate per aria. Detto ciò, posso affermare con tranquillità e senza rimorsi che il romanzo mi è piaciuto, forte degli elementi tipici del fantasy tradizionale che, incastonati a dovere, danno vita a una storia coinvolgente dai risvolti a tratti oscuri. La ventata innovativa è data dalla funzione dell’Atlante – che non vi svelerò -, vero fulcro di tutte le vicende in cui si trovano improvvisamente scaraventati i nostri protagonisti, di cui ho adorato il rapporto fraterno, descritto in modo realistico, fatto di bisticci e frecciate ma anche di abbracci e calde lacrime d’amore. Tutti e tre ben definiti, ognuno ha le proprie peculiarità ma il loro denominatore comune è senza dubbio la determinazione: Kate, la cui preoccupazione più grande è proteggere i suoi fratelli, Michael, con la fissa dei nani e la voglia di contraddistinguersi, ed Emma, indomita combinaguai dal cuore grande. Anche gli altri personaggi presentano una buona caratterizzazione, oltre che una netta distinzione tra chi parteggia per il bene e chi per il male, eccetto forse proprio l’antagonista, così spietata da cadere quasi nel cliché.
Nel corso del romanzo, la narrazione, fresca e lineare, subisce dei cambi di punti di vista, pur rimanendo prevalente quello di Katherine, soprattutto nella seconda metà, maggiormente movimentata e intrigante rispetto alla prima. Meno convincente lo stile di Stephens invece, leggero al punto giusto ma un po’ troppo infantile in alcuni punti, pur tenendo a mente che il pubblico di riferimento è quello dei giovani lettori.

Il finale aperto restituisce una parvenza di normalità alla vita dei fratelli P., cognome con cui sono sempre stati chiamati da quando ne hanno memoria, ma il mio ormai affinato intuito di lettrice mi suggerisce che durerà poco.

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titoli: L’Atlante di smeraldo (I Libri dell’Inizio Vol.1)
Autori: John Stephens
Casa editrice: TEA
Pagine: 456
Data di pubblicazione: 5 aprile 2011
Traduttore: S. Piraccini
Genere: fantasy
Costo versione cartacea: copertina flessibile: 6,90 euro
Costo versione ebook: 4,99 euro