Nella prima domenica pomeriggio di Novembre, sono lieta di dare il via a una nuova rubrica di recensioni, Thr33 Words, che consiste nell’accostare solo tre parole alla lettura da commentare e spiegare, in poche righe, il motivo delle proprie scelte, cercando di estrapolare tutti i segreti che il tal libro ha occultato magistralmente tra le sue pagine: per me è stata davvero una sfida perché nel mio vocabolario la definizione di “Essere brevi” non è presente, come voi tutti ben sapete, ma non mi sono tirata indietro e, anzi, mi sono data da fare.
Non a caso ho deciso di dedicare a questa mia avventura, affrontata giorni fa, il primo appuntamento della new entry alla Nicchia Letteraria: oggi, infatti, cade l’anniversario della Congiura delle Polveri e penso che non ci sia data migliore di questa per parlare di V for Vendetta.

Sebbene sia chiaro che l’ambientazione temporale utilizzata in V for Vendetta esula dai giorni nostri, tra le righe si possono captare delle similarità con l’attuale presente che non passano di certo inosservate, anche se l’istinto di sopravvivenza e di conservazione della nostra armonia mentale vorrebbe imporci di non vedere le intersezioni col nostro tempo, una provvisoria cecità che funge da protezione personale non solo atta ad oscurare quei luoghi comuni ma anche appropriata per indurci a far finta di niente, come se nessuna di quelle brutture ci toccasse in prima persona, rendendoci quindi esonerati da un mondo che, a conti fatti, è il nostro.
Tutto ruota attorno al centro gravitazionale rappresentato dalla diversità: chi non è conforme alla massa, in pratica la proverbiale pecora nera che si barcamena senza troppo successo nel gregge di bianche, viene bollato e catalogato come una creatura spregevole che deve essere annientata, debellando, qualora ce ne fossero ancora, tutti i suoi altri esemplari, quasi si volesse purificare la propria razza dalla piaga delle tracce anormali, orme che conducono in direzioni non predefinite e inadeguate per l’agglomerato di persone di cui dovremmo far parte, individui che pian piano perdono la loro umanità in nome di un ideale effettivo di uguaglianza folle e, paradossalmente, senza alcun tipo di parità vigente, sancendo così il tramonto del Cogito ergo sum per inaugurare l’alba del Misere vivo ergo decedo.

Reduce dalla sua trasposizione cinematografica, avevo già ricevuto il retaggio necessario per non sorprendermi di fronte all’inesorabile ovvietà. V for Vendetta non è il solito classico fumetto che una persona esperta di questo genere letterario possa asserire di aver già incontrato nel vasto panorama delle graphic novel poiché, appena ci si addentra nell’avventura di Alan Moore e David Lloyd, emerge fin da subito l’evidenza di un linguaggio diverso e decisamente arduo da assimilare, qualora se ne desse una semplice scorsa superficiale e non oculata, passo falso che involontariamente si potrebbe compiere a causa di un giudizio altrettanto approssimativo realizzato prima di affrontare veramente la lettura.
Dopo qualche riflessione in merito, penso che la scelta, azzeccata nella maniera più assoluta per dar voce al personaggio V, ci voglia dimostrare la profondità dei concetti presi in esame dal testo, sottintendendo che la complessità può celarsi anche e soprattutto nella banalità, una sorta di evidenza che a questo punto assume un carattere completamente differente da quello a cui eravamo avvezzi.
Il lettore è, perciò, obbligato a riflettere su quanto sta leggendo, non solo per comprendere il significato esteriore imposto dalle parole, ma anche per capire il contenuto intrinseco che tali lessemi racchiudono con fare protettivo, come se sentissero l’improcrastinabile bisogno di preservarlo da tutti coloro che non sono pronti ad accoglierlo nel solo modo possibile, degno e ricettivo insieme.

L’essenza del fumetto viene presentata in maniera nuda e cruda, proprio come la realtà identificata nelle sue pagine, esistenza concreta che risuona in quella del lettore quale eco assordante e disturbante, un silenzio violato che stona e non ci lascia in pace, una rifrazione fatale che ci travolge nel profondo e, si spera, ci cambi totalmente. La narrazione risulta, perciò, in un certo qual modo, affilata e velenosa: essa non indora la pillola, permettendoci così di ingerirla quasi senza accorgercene e beatamente continuare come se nulla fosse accaduto, e men che meno lesina sui dettagli più macabri, spingendosi in maniera eccessiva nelle descrizioni più particolareggiate, facendo inevitabilmente prendere forma nella mente di chi osa addentrarsi in V for Vendetta elucubrazioni su elucubrazioni, disegni nitidi senza alcuna sfumatura, anche solo lieve, di rosa, delineando un avvenire pessimistico oltremisura se non si prende di petto la situazione e si opta per l’unica via praticabile possibile, inebetendolo e illuminandolo al contempo, al pari di una profezia apocalittica che unisce passato presente e futuro per dimostrare quanto ogni nostra mossa, in definitiva tutte le varie decisioni prese nel corso degli anni e le molteplici strade praticate utilizzate per arrivare al nostro io corrente, abbia un’importanza capitale che nessuno può evitare, persino le eccezioni.
Le nostre azioni, dopotutto, decretano sempre la fine e l’inizio: di cosa, dipende solo da noi.

 

 

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo: V for Vendetta
Autori: Alan Moore, David Lloyd
Casa editrice: Lion
Pagine: 286
Anno di pubblicazione: 2017
Genere: Fumetti
Costo versione ebook:
Costo versione cartacea: 25.50 euro
Link d’acquisto: Amazon
Sinossi: Sullo sfondo di un’Inghilterra dell’immediato futuro che ha ceduto al fascismo si svolge una storia sulla perdita di libertà e di identità in un mondo totalitario che cattura perfettamente sia la soffocante natura della vita in un autoritario stato di polizia, che la potente redenzione dello spirito umano che vi si ribella contro.