Nonostante mi fossi ripromessa di non distogliere l’attenzione dallo studio, non ho potuto però evitare il richiamo magnetico dei libri: il mio occhio, immancabilmente puntato con bramosia sul Kindle e sulla libreria, è caduto accidentalmente, ma forse non proprio, su questo primo episodio della serie Once upon a steam, un piccolo libricino che mi ha tenuta compagnia per una serata. Ho comprato tale racconto, soprattutto invogliata dalla trama particolare, unitamente alla copertina e al titolo stesso dell’opera, il cui incipit è:
Nell’immensa terra che si articolava tra fiaba e realtà e portava il nome di Steamwood, si ritagliava un suo modesto spazio un remoto regno legato alle tradizioni e al mondo classico: l’antico reame di Enchanted Forest.
Come si evince dalla citazione, la storia è ambientata a Enchanted Forest, il regno dove Biancaneve e suo marito Florian hanno coronato il loro sogno d’amore, dopo aver sconfitto la matrigna cattiva, Grimilde. Dalla loro unione, è nata Biancabrina, una ragazzina difficile e impertinente. Non ha niente in comune con sua madre, a parte l’aspetto identificativo di Biancaneve: pelle bianca come la neve, labbra rosso sangue e capelli neri come l’ebano, che la principessa prontamente ha tagliato in segno di ribellione alle consuetudini.
A dispetto di sua madre, lei non ama circondarsi di animali e cantare con loro, non le interessa piacere ai nobiluomini e non adotta un comportamento specifico solo per essere amata dagli altri. Inoltre non vuole vestirsi come il suo rango le imporrebbe, ma anzi il suo guardaroba prevede abiti che non rispondono ai canoni di una damigella come lei: gonne corte e bustini di pelle, qualsiasi tipo di accessorio di metallo, tra cui anche le cinture, e per finire degli stivali alti fino al ginocchio. L’unico desiderio che anima il suo essere è definito dal possedere un giorno Enchanted Forest, non solo per poter essere finalmente rispettata e riverita come le è dovuto dato il suo nobile lignaggio, ma anche per apportare delle novità nel regno stesso. Avrebbe preso spunto da ciò che si trova fuori i confini del reame: ogni giorno, infatti, si reca nei territori limitrofi per andare a trovare Dopey, l’ultimo nano rimasto del tutto umano, non tenendo conto dell’occhio destro, il cui uso aveva perso a causa delle esalazioni dei vapori, che impregnano quelle terre. A differenza di Dopey, infatti, i suoi compagni sono diventati col tempo mecha-nani: con l’esposizione perenne ai gas tipici di Steamwood, hanno perso la loro natura antropomorfa che Dopey stesso ha sostituito usufruendo di parti meccaniche, prelevate dalle Foreste Ferrose, dove, come si può intuire dal nome stesso, la natura si è fusa all’artificialità. Tutto questo è opera del Narratante, un’entità misteriosa e oscura che ha dato origine a tutto ciò che è e che caratterizza Steamwood. Come altri braccianti, i mecha-nani sono impiegati nell’estrazione dei gas, che, nella città di Steamgrow, vengono utilizzati per qualsiasi cosa.
C’era il vaporettrico che generava energia elettrica, il vapacqueo che scorreva come fiumi sotterranei e passava dallo stato gassoso a liquido a contatto con il ferro, il vapofoco che generava fiamme composte, cosa che i comuni gas non avrebbero mai potuto produrre. […] Si mormorava, tra i meno abbienti, che vi fosse un vapore per la bellezza, forse un tempo usato dalla meravigliosa Belle; uno per la giovinezza, utilizzato da Grimilde; uno per il sonno eterno, il preferito di Malefica, e chissà quali altri ancora, celati ai comuni cittadini.
Un giorno, a Enchanted Forest, arriva uno straniero proveniente dalle terre confinanti al regno, accompagnato da un cavallo meccanico, con tanto di vapore come carburante, che traina un forziere alquanto prezioso. Il forestiero è venuto per rendere omaggio a Biancaneve e Florian, spiegando di essere stato inviato da non si sa bene quale nobile signore di Steamgrow. Una volta che i sovrani gli concedono un’udienza, lo strano figuro, che agli occhi di Biancabrina, la quale spia la scena celata nell’ombra, sembra avere qualche parte meccanica e quindi non umana, si rivela per quello che è e cioè una vecchia conoscenza dei regnanti di Enchanted Forest, un individuo che sembrava fosse stato sconfitto anni addietro. Prima che possano rispondere in qualche maniera a questo attacco non previsto, lo straniero apre lo scrigno da cui esce un vapore che, come si scoprirà di lì a poco, invecchia tutte le persone con un cuore puro. Dato che il cuore di Biancabrina è per metà malvagio, a causa del suo carattere ribelle e decisamente diverso da quello della madre, il gas nocivo la risparmia, permettendole di scappare dal regno per rifugiarsi da Dopey, con il quale cercherà di escogitare un piano per riportare com’era prima il reame e i suoi sudditi.
Questa è la prima volta che leggo una storia caratterizzata da una sfumatura steampunk e devo ammettere di esserne rimasta impressionata: anche se tale peculiarità non è troppo evidente, questa sua leggerezza ha comunque permesso a una favola conosciuta da grandi e piccini di diventare qualcosa di diverso, inaspettato e sorprendente. Ovviamente in tutto ciò, gioca un ruolo fondamentale Biancabrina, questa nuova protagonista che, grazie al suo carattere diverso e fuori dagli schemi, non sembra quasi rientrare in alcun ambiente davvero fiabesco: la ragazzina dona la vitalità necessaria ad accendere un nuovo e ritrovato interesse verso la storia di sua madre, portando con sé un evidente cambiamento che non solo non passa inosservato, ma anche non snatura la trama di partenza.
Nonostante l’autrice abbia curato perfettamente ogni dettaglio, arricchendo fin nei minimi particolari la storia, grazie alla sua scrittura molto scorrevole, è riuscita comunque a non appesantire la narrazione e a non renderla lenta e faticosa. Oltre a ciò, Ornella Calcagnile ha adottato un linguaggio d’altri tempi, antico, importante, probabilmente influenzata dal tono solenne dello stesso filone narrativo, ma questo aspetto non ha mai leso la trama: infatti l’artificiosità e la relativa pesantezza di un tale stile sono state smorzate dall’utilizzo sporadico ma decisivo di termini più attuali e di ogni giorno, trovando così una giusta via di mezzo, un equilibrio che le ha permesso di non propendere né verso un’eccessiva formalità né verso una prevedibile ordinarietà.
Come si può intuire dalle mie osservazioni, ho amato questa lettura, seppur breve, fino alla fine, nonostante tutto, facendomi quasi rivalutare la favola di Biancaneve: infatti, anche se non sono mai stata una sua grande ammiratrice, quest’opera, la quale, come Jackdaw mi ha fatto notare, sembra essere propria dei fratelli Grimm, mi ha messa davanti agli occhi una nuova prospettiva, una nuova chiave di lettura della solita famosa fiaba, grazie soprattutto alle innovazioni apportate dalla Calcagnile e allo stile steampunk che, come un defibrillatore, ha dato una scossa evidente alle convenzionalità di sempre, facendo il primo passo verso un nuovo modo di concepire le favole.
Scheda libro
Titolo: Un cuore per un cuore (Once Upon a Steam Vol. 1)
Autore: Ornella Calcagnile
Casa editrice: Dunwich Edizioni
Pagine: 63
Anno di pubblicazione: 2015
Traduttore: –
Genere: Narrativa, Romance
Costo versione cartacea: –
Costo versione ebook: 0.99 euro
6 Aprile 2016 at 9:17
Sembra interessante. Ammetto che non amo molto leggere le rivisitazioni di storie originali, ma in questo caso nemmeno entrerebbe in questo genere, dato che la favola di Biancaneve, quella che i più conoscono, è una rivisitazione essa stessa. La Disney ha provveduto a fissare lo standard, che comunque ammetto di aver apprezzato da piccolo.
Penso che ci farò un pensierino, se non avessi letto questa recensione probabilmente il mio sguardo sarebbe andato oltre, scorrendo tra i vari titoli. ^^
6 Aprile 2016 at 9:28
Sono contenta, Beren, di averti incuriosito 🙂 Queste “nuove” favole meritano tantissimo! Giusto ieri è uscito il quinto ebook della serie 😀 Provvederò a comprarlo e a leggerlo tra breve 😉