Dopo aver terminato Un cuore per un cuore, di certo non potevo esimermi dal continuare questa serie edita Dunwich Edizioni, immergendomi nella lettura del secondo libricino che, data la lunghezza esigua molto simile all’opera della Calcagnile (trovate qui la recensione), mi ha fatta evadere dalla realtà per due orette soltanto ma comunque sufficienti a farmi provare emozioni contrastanti, oscillanti tra un romanticismo puro e una tragicità amara.

A differenza del suo precedente, Petali di Luna ci immerge nella narrazione già in medias res, quasi fossimo degli intrusi e ci ritrovassimo, nostro malgrado, davanti a una scena che, seppur cristallina nel suo significato, ci risulta talmente enigmatica da dover seguire attentamente tutto ciò che ne seguirà, cercando indizi illuminanti che ci aiutino a portare a compimento questo scopo.
La storia viene narrata in prima persona, alternando i punti di vista dei due protagonisti di questa rivisitazione della favola della Bella Addormentata. Grazie al prologo, conosciamo Tristan, un ragazzo come tanti, almeno fino a quando svela ai lettori la sua natura duale e ovviamente magica, che rimbalza da un’esistenza bestiale a una umana: come ci spiega lui stesso, è un famiglio, un servitore, il cui unico scopo è quello di proteggere, mettendo anche a repentaglio la sua stessa vita, una persona, per la precisione una ragazza di nome Briar Rose, verso la quale, già dalle prime rivelazioni velate e non di Tristan, il ragazzo prova un forte attaccamento, che sembra andare oltre il semplice rispetto e la banale reverenza nutriti da un sottoposto verso il suo padrone.
Nonostante ciò, sapendo qual è il suo posto, tenta ovviamente in ogni modo di tenere (mal)celati questi suoi sentimenti perché non sarebbe opportuno manifestarli, visto che Briar Rose è una principessa-oracolo il cui sangue blu la pone su un gradino più elevato rispetto alla condizione misera di Tristan. La ragazza, però, non è proprio la classica regale che si potrebbe incontrare nelle favole ordinarie: oltre alla natura sibillina che la rende particolare e unica nel suo genere, è una guerriera, che predilige come abiti pantaloni di pelle e i corsetti blu vellutati, iniziata all’arte del combattimento dal suo stesso famiglio che per lei ha forgiato una spada a doppia lama, celata grazie ad alcuni ingranaggi in una struttura a violino, strumento musicale caro a Briar Rose.
Ma cosa combattono questi due ragazzi? Cosa potrebbero mai fronteggiare, armi sguainate, insieme alle due non proprio zie della principessa, Flora e Daphne? Questo quartetto è fuggito da Steamwood per cercare di aggirare la maledizione che Malefica ha scagliato su Rose, portando la principessa sulla Terra o, come lei stessa la definisce, “irrealtà”. Nonostante, per ovvie ragioni, sia costantemente all’erta, costantemente preoccupata per un futuro nebuloso e non ben definito, la ragazza riesce a lasciarsi sopraffare dal presente, permettendo ai sentimenti che prova per Tristan di evolversi: in cuor suo, lei sa che anche il suo cavalier cortese ricambia questo affetto ma, a causa del suo orgoglio e della sua testardaggine, il ragazzo non permette all’amore di travolgerlo, visto che non si sente all’altezza data la sua natura di servitore. Briar Rose vorrebbe tanto far capire a Tristan, e non solo a lui, quanto si sbaglia a pensarla in questa maniera così distorta, quanto è errato continuare a sminuirsi senza un valido motivo.

«[…]Vorrei solo che non ti vedesse come il mio scudo, come il fantoccio che deve essere infilzato al mio posto, come qualcosa di sacrificabile. Tu non sei niente di tutto questo, non sarai mai niente di tutto questo.»

I ragazzi, però, non devono attendere poi molto per il compiersi del loro destino infausto; fin troppo presto, infatti, capiterà la svolta che cambierà le loro vite, in bene e in male: parliamo di un bacio, un piccolo innocente incontro di labbra bramose e desiderose da tempo di congiungersi, che sarà l’inizio e la fine di tutto allo stesso tempo.

«Balla con me un altro ballo, un altro ancora, fin quando l’alba arriverà a colorare il nostro cammino. Balla con me, solamente con me, anche se il sonno sarà vicino. Balla, mia amata, balla con me.»

Questo secondo capitolo della serie Once upon a steam, mi ha completamente e inesorabilmente stregata, molto più rispetto a Un cuore per un cuore, soprattutto per la presenza della componente romantica che in questo caso è il filo conduttore della trama e quindi gioca un ruolo fondamentale nella successione degli eventi narrati. Anche R. M. Stuart utilizza nel suo romanzo un linguaggio ricercato, raffinato, senza strafare, permettendo così al pubblico di leggere in maniera scorrevole la storia, una disinvoltura questa che ci dà la possibilità di evitare quelle famose pause, atte solitamente ad aiutarci a comprendere un testo scritto in un modo troppo arzigogolato e artificioso, rendendo quindi il tutto eccessivamente meccanico e discontinuo.
Ammetto, quasi a malincuore, di non prediligere la narrazione in prima persona perché, soprattutto nel caso in cui il punto di vista utilizzato è quello della protagonista femminile, spesse volte mi fa scoprire quanto sia superficiale, sciatto e banale il tal personaggio, facendomelo odiare nel peggiore dei casi, magari senza nemmeno un motivo avvalorato da qualsivoglia tesi logica. Però, la sorpresa inaspettata, che nasce quando mi ritrovo a dovermi ricredere e tornare perciò sulle mie valutazioni sorte dai cliché che incontro fin troppo spesso nei libri, mi spinge a confessare che, soprattutto grazie alla bravura di R. M. Stuart, ho adorato Rose e Tristan: confesso di essermi sentita una spia, potendo leggere ciò che albergava nelle loro menti e cuori, ma la sfera d’accoglienza creata dalle loro voci narranti mi ha fatta sentire a casa, quasi in simbiosi con tutto ciò che è capitato a questi due ragazzi, in una sorta di comunicazione diretta con essi.
Da ultimo, come nel libro della Calcagnile, pure qui ritroviamo lo stesso stile che si può ricondurre ai Fratelli Grimm: la drammaticità, che permea fin dall’inizio questa favola dal carattere leggermente steampunk, viene controbilanciata e contrastata dal sentimento più bello che può nascere tra due persone, l’amore, l’emozione che in assoluto riesce a far sperare ancora in un lieto fine, seppur remoto, lontano dal presente, ma che prima o poi si manifesterà.

Concludo la recensione, lasciandovi una piccola citazione enigmatica che spero vi invogli alla lettura di questa piccola grande creazione innovativa.

«Un lampo. Due gocce. Un bacio. L’amore è confusione, l’amore è desolazione. Un lampo. Due gocce. Un bacio. Vedrai che la morte sarà più dolce della sorte.»

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo: Petali di Luna (Once Upon a Steam Vol. 2)
Autore: R. M. Stuart
Casa editrice: Dunwich Edizioni
Pagine: 92
Anno di pubblicazione: 2015
Traduttore:
Genere: Fantasy, Romance
Costo versione cartacea:
Costo versione ebook: 0.99 euro