Rarissime volte capita, ma quando succede quasi non ci si crede. Eppure, molto spesso in televisione mandano in onda programmi interessanti, soprattutto nel caso in cui questi ultimi siano film e telefilm tratti, o più semplicemente ispirati, ai nostri amici libri. Ed è stato proprio così che ho deciso di intraprendere la lettura di Nord e Sud: venendo a conoscenza che Tv2000 avrebbe trasmesso la serie tv omonima, mi sono “obbligata” a leggerlo per tempo, visto e considerato che con taluni titoli non mi piace scoprire la resa cinematografica prima di quella letteraria.
In breve, ho impiegato due giorni a terminare questo romanzo di Elizabeth Gaskell che mi è entrato nel cuore. In 48 ore ho concluso un’opera che sicuramente non dimenticherò mai.
Margaret Hale sta per tornare definitivamente a casa. Sono ormai nove anni che trascorre solo l’estate a Helstone con i suoi genitori, il reverendo Richard e la consorte Maria, passando, invece, il resto del tempo a Londra, dalla zia Shaw, grazie alla quale, insieme alla cugina Edith, è stata educata e cresciuta come una signorina per bene e a modo. Ora che la figlia della sorella di sua madre sta per maritarsi con il capitano Lennox e tutti quanti sono in partenza, chi per la Scozia e successivamente in direzione Corfù, destinazione la prima del viaggio di nozze dei neo sposini e la seconda identificante la residenza per la loro vita futura, chi per Napoli, meta della padrona della casa londinese con Newton, la governante, per questioni di salute, la nostra protagonista non ha più motivi per rimanere in quella dimora in Harley Street, uno dei quartieri residenziali più eleganti della metropoli londinese.
Quanto le manca vivere alla canonica! Durante i primi giorni che si è ritrovata sotto l’ala protettiva della zia, Margaret ha dovuto adattarsi necessariamente a una vita che non le era mai appartenuta, ma che, da quel momento in poi, l’avrebbe accompagnata per molto tempo. Tuttavia, ora che quel periodo è giunto al termine, alla ragazza verrà decisamente naturale adeguarsi di nuovo alla vita tranquilla e riposante di Helstone, circondata dalla natura e dall’atmosfera sia rurale che amorevole della piccola cittadina, una contrapposizione forte alla caotica e dinamica Londra, dove tutte le attività giornaliere della nostra protagonista erano all’insegna della monotonia lineare e noiosa di una routine forse troppo mondana per lei. Tutto, quindi, tornerà come prima. O forse no? E se, dopo che il signor Lennox, futuro cognato di Edith, va a trovare la ragazza in quel paesino inglese del Sud dove adesso passerà il resto della sua vita, proponendole di sposarlo, il padre di lei confidasse alla figlia, di punto in bianco, che non sente più sua quella carica che tanto ha amato assumere e celebrare con le sue devozione e fede? E se, neanche il tempo di pensare a qualcosa di coerente, subito il reverendo confessasse di aver già preso accordi per spretarsi, sottolineando di avere dei dubbi e alcune perplessità che da mesi, ormai, lo assillano, e avesse deciso di trasferirsi nel Nord dell’Inghilterra, precisamente a Milton-Nothern, il piccolo scrigno industriale del Darkshire? Tutto il mondo di Margaret, quell’ambiente che la rendeva felice e spensierata, quel luogo dove era appena ritornata, è crollato in una sola giornata, piccoli istanti di tempo che hanno stravolto completamente la sua vita. Cosa succederà ora? Dove saranno portati gli Hale con un tale enorme cambiamento del capo famiglia? Questo è solo l’inizio di Nord e Sud, l’incipit di una storia pazzesca che incatena alle sue pagine, fino al momento in cui si leggerà la parola “FINE”, a pagina 476 del libro di Elizabeth Gaskell.
Un attimo e tutto può cambiare.
Un solo istante e le certezze a cui abbiamo sempre fatto affidamento crollano su loro stesse, una dopo l’altra, come un castello di carte che ha assistito, impotente, alla sua rovinosa caduta, possibile e plausibile conseguenza anche di un’esigua folata di vento, rivelatasi però sufficiente a radere al suolo la costruzione. Inermi, ci affacciamo sull’orlo di un baratro, profondo, infinito, senza sapere cosa ci attende al suo termine, non conoscendo cosa troveremo oltre quell’oscurità che è così densa e pesante da sentirsi soffocare anche a una semplice occhiata sommaria, sebbene per adesso possiamo ritenerci al sicuro, fuori portata, un’atmosfera talmente opprimente da essere capace di imprigionarci nella sua eterna e imperitura tristezza se non prestiamo attenzione ad ogni minimo passo che compiamo, un oblio dove il passato, ormai andato eppure ricordato dolcemente, con un sorriso sulle labbra, e il presente, appena ritrovato e finalmente abbracciato, dopo tanto tempo che eravamo distanti da esso, diventano lontanissime rimembranze di un’era felice, spensierata, sana, che lascia ora lo spazio a quell’avvenire verso cui proviamo paura, per il quale la preoccupazione comincia a farsi sentire, un domani che sfianca già fin da ora solo a pensarci, proprio a causa delle sue caducità e imprevedibilità, riportandoci alla mente un continuo flusso di elucubrazioni che martellano inclementi le nostre sinapsi, non lasciandoci un attimo di respiro e, perciò, non consentendoci, quantomeno, di tranquillizzare il nostro animo ferito, riflessioni che vanno e vengono, ma sempre sullo stesso punto indugiano, come tarli che continuano a scavare nel cuore del legno, non permettendoci di riposare le membra provate da tutte queste tempeste interiori, non presentandoci, quindi, una via di fuga da intraprendere e tramite la quale scappare senza voltarsi indietro, mai più.
A questo punto, abbiamo solo un’alternativa. Dopotutto, non esistendo un piano B, è possibile attuare unicamente quello identificato con la lettera A, un programma che consiste nel mero sopravvivere: qualsiasi siano le situazioni di fronte alle quali far fronte, qualsiasi siano le persone che incontreremo su questo nuovo cammino sicuramente impervio, qualsiasi siano le circostanze che ci vedranno protagonisti, in ogni caso non dobbiamo lasciarci andare alla fatalità che sembra attenderci al varco, non dobbiamo permettere a niente e a nessuno, soprattutto a noi stessi, di avere la meglio, provocando l’inabissare definitivo e forzato del nostro vigore, come se vestisse i panni di una nave alla quale è stato praticato ed eseguito alla perfezione un arrembaggio degno di essere riportato negli annali della storia. E qual è l’unica maniera grazie alla quale la sopraffazione sarà evitata? Adattarsi, un verbo riflessivo attraverso cui è possibile non soccombere. Costringiamo, perciò, la nostra persona ad adeguarsi al nuovo, così da conoscerlo in tutte le sue sfaccettature e particolarità, capirlo in quelle trame intricate che lo contraddistinguono, farlo proprio, abbracciando l’ignoto, ora non più tanto tale, e magari, un giorno, prossimo o lontano che sia, iniziare ad amarlo per ciò che è, l’incipit di una storia diversa e ancora tutta da rivelare.
Il nostro percorso di apprendimento, quindi, inizia. Esso ci porta a scoprire ogni singolo dettaglio del mondo che da ora in avanti sarà la culla della nostra vita, prima partendo dai suoi usi e costumi, tradizioni sedimentate che risuonano tra le pareti delle dimore lì presenti, riverberando in un assordante silenzio nei vicoli bui, trasportate dal vento in sella al quale troviamo, aleggiante tutto intorno, il fumo di scarico di quella nuova esistenza che pare malsana, inabitabile, sporca, un’emissione inquinante che, paradossalmente, rappresenta la sola dimostrazione della vitalità del luogo, l’unica prova che l’ambiente circostante continua ancora a esistere e perdurare, poi trovando una valvola di sfogo nelle persone, i vicini per i quali abbiamo abbandonato le nostre origini, quegli individui che abbiamo incontrato dopo il nostro salto nel buio, tanti nostri simili che sembrano essere altamente diversi non solo da noi ma anche da loro stessi, lontani così tanti anni luce dal nostro io da farci credere di essere stati catapultati in un inferno sulla terra, in un universo parallelo e distorto che nulla ha in comune con il nostro scibile, come se ogni aspetto di questa vita sia stata contaminata da quell’atmosfera penetrante e avvilente, come se le avesse donato sé stessa per continuare a sussistere, ricevendo poi in cambio un po’ dell’oscurità che la caratterizza, un’oncia del qual buio sarebbe capace di inghiottire le luci dalle intensità più disparate, divorando qualsiasi faro di speranza, lasciando il nulla col quale cibarsi e sostenersi fino al termine dei nostri giorni.
Pian piano, cominciamo a comprendere come il mondo pare davvero girare. Poco alla volta, ci rendiamo pienamente conto delle diversità, sempre più vistose con lo scorrere dei giorni, sempre più rilevanti dopo tutti i mesi trascorsi a stretto contatto con loro, piccole grandi differenze che ci aiutano ad aprire la nostra mentalità ermetica, lasciandola permeare dalle varie situazioni a cui partecipiamo nostro malgrado, permettendole una visione d’insieme più veritiera e reale, una prospettiva, quindi, completa dove nulla è lasciato al caso e ogni tassello ha un posto preciso, il suo, all’interno del puzzle, instillando in essa una domanda fondamentale, l’interrogazione in merito alla validità della prima impressione, la presentazione iniziale che, se da una parte ci consente di farci un’idea sommaria della situazione, dall’altro lato, in caso la circostanza non dovesse rispondere a un nostro particolare interesse, ci preclude un qualsivoglia studio approfondito, relegando quella vicenda a una transizione passeggera, inutile da ricordare, troppo banale per poterle dedicare anche solo un minimo di attenzione, così sciocca da non meritarsi alcuna riflessione approfondita.
Eppure, un maggiore impegno da parte nostra potrebbe dimostrarsi cruciale. Basta un nonnulla e la nebbia si dirada, permettendoci di carpire i significati nascosti che solo delle elucubrazioni specifiche possono identificare. Pochissimo è ciò che necessitiamo per creare delle connessioni tra questa nuova realtà a cui ci stiamo adattando e la nostra persona, quasi ci riconoscessimo in alcune sue peculiarità, come se, sotto sotto, raschiando il fondo di quel barile nero, trovassimo delle congiunzioni con la nostra esistenza e ciò che siamo, non solo suggerendoci, prima attraverso un bisbiglio appena udibile, poi tramite un urlo agghiacciante, quanto le nostre convinzioni, alla luce dei fatti, siano estremamente sbagliate, errori dovuti alla superficialità e all’esame della mera esteriorità, ma anche portandoci a un cambiamento, spesso radicale, del nostro atteggiamento nei confronti del prossimo, un regolare evolversi dell’io che celiamo dovuto alla nostra emotività, bagaglio di sensazioni messo a dura prova nei momenti più determinanti, istanti durante i quali solitamente l’azzardo e l’istinto prendono il sopravvento, sballottandoci, come naufraghi, in una tempesta emotiva, innescata da ormai troppo tempo e culminata con un climax travolgente e impetuoso, pari solo alle passioni che sanno divorare eppure nutrire, annientare e riportare alla vita contemporaneamente.
Tuttavia, proprio quando si crede di avere in pugno la situazione e di averne ormai imparato la gestione, ecco che la sfortuna, quasi ironica nella scelta delle sue tempistiche di apparizione, arriva impetuosa e cala la sua cupa ombra di desolazione, spauracchio di funeste premonizioni che non tarderanno troppo a compiersi, causando, negli attimi che meno ci aspettiamo, un’escalation di conseguenze che saremo costretti ad affrontare, una dopo l’altra, pugni nello stomaco che sfiancano, tolgono il respiro e ci distruggono nell’animo, fino, nel peggiore dei casi, alla nostra resa totale. Chiaramente, questo parrebbe il momento più giusto per abbandonarsi alla disperazione, smettendo, quindi, di lottare e dibattersi nel mare agitato in cui siamo disgraziatamente caduti. Noi, però, non siamo soliti arrenderci. Noi continueremo ad alzare la testa e mantenere alta la guardia: è giunto l’Attimo con la A maiuscola, l’istante da cogliere e da non far scappare, quel quantum di tempo nel quale dobbiamo cercare di tollerare, come più siamo in grado, l’ennesimo crollo del nostro castello di carte. È necessario farlo. È necessario essere forti, ancora una volta. Lo dobbiamo a noi stessi. Dopotutto, l’amarezza per la fine di un’era non sempre sancisce l’addio alla speranza: è essenziale avere fiducia nell’avvenire perché la felicità dell’inizio di una nuova parentesi migliore e bellissima può trovarsi dietro ogni angolo.
Con Nord e Sud Elizabeth Gaskell non crea solo una grande storia d’amore, ma dà voce anche a un intermezzo di vera esistenza con alle spalle un panorama storico di enorme rilievo, unendo romanticismo e cruda realtà per dar vita a una narrazione così ipnotica e incalzante da esortare il lettore a leggere subito un nuovo capitolo dopo la conclusione del suo precedente, incentivato sicuramente dalla spasmodica smania di dipanare al più presto i vari fatti, sbrogliando, con profonde attenzione e scrupolosità, la matassa intricata che l’autrice presenta al suo pubblico, affinché si riescano a tirare le somme e a vedere nell’insieme l’affresco dipinto dalle parole della scrittrice, lessemi dai quali trasudano le emozioni dei vari personaggi, immergendo completamente chi sta leggendo nelle vicende narrate, come se fosse lui il vero protagonista del romanzo.
Questo è un libro da vivere in prima persona: con una fluidità fenomenale, quasi in netto contrasto con il linguaggio altisonante dell’epoca, che potrebbe anche far arrancare la lettura, e con delle descrizioni assolutamente impeccabili attraverso cui il lettore immagina i luoghi, le persone, i sentimenti e le vicende popolanti Nord e Sud, Elizabeth Gaskell ci trasporta a piacimento nel suo romanzo, plasmando da zero un mondo reale quanto il nostro, inducendoci a credere di essere lì, vicino a Margaret, vicino a John, a Helstone, a Milton-Northern, prima turisti per caso e poi per scelta.
Scheda libro
Titolo: Nord e Sud
Autore: Elizabeth Gaskell
Casa editrice: Jo March
Pagine: 476
Anno di pubblicazione: 2016
Traduttore: Laura Pecoraro
Genere: Narrativa
Costo versione cartacea: 15.00 euro
Costo versione ebook: –
Link d’acquisto: Amazon
10 Maggio 2017 at 14:43
Fantastica recensione per un fantastico libro! Brava!
10 Maggio 2017 at 14:52
Oh grazie *-* <3 Sono stata anche brava a non eccedere con le immagini di Richard... Ahahahahah La gif, però, non poteva mancare... No no U_U <3 😉
Grazie per essere passata :* <3
11 Maggio 2017 at 13:35
Recensione molto bella e accurata. Complimenti! Con un capolavoro del genere non potrebbe essere altrimenti. Gli elogi a una meraviglia come Nord e Sud non sono mai troppi! Uno dei tanti libri indimenticabili di una scrittrice tra le più grandiose che siano mai esistite.
11 Maggio 2017 at 15:28
Elisabetta, grazie mille per i complimenti e per aver lasciato un segno sul blog 😉 <3
Ho scoperto il mondo con questa lettura *-* Penso... No, anzi, sicuramente leggerò altro di questa autrice che è entrata nel gruppo delle mie preferite in assoluto <3
11 Maggio 2017 at 17:29
Sì, anche per me è stato così; ho iniziato con Nord e Sud e non l’ho più abbandonata. Leggi le traduzioni meravigliose di Mara Barbuni, sempre in edizione Jo March (Gli innamorati di Sylvia e Mogli e figlie). Noi lettori dobbiamo premiare chi lavora con amore e passione… Sono certa che troverai queste opere altrettanto indimenticabili… Un caro saluto.
11 Maggio 2017 at 17:37
Me le segno 😀 Grazie mille per i preziosi consigli <3 Bacioni :* <3
4 Luglio 2018 at 6:44
Ho visto quasi per caso la miniserie della BBC e ho scoperto questa meraviglia, di quelle che non ti lasciano, i cui personaggi sgomitano per conquistare il proprio posto vicino ad altri che nel corso degli anni puoi aver incontrato ed accolto nella mente e nel cuore.
Personaggi tratteggiati con estrema accuratezza, incontri di una semplicità disarmante (l’albergo, il tè, il “complimento” di Higgins… E così per l’intero romanzo) ed insieme capaci di suggerirti l’essenza di chi hai di fronte grazie a poche sentite parole.
Mi piace da pazzi!
Temo possa creare una qualche forma di dipendenza!
4 Luglio 2018 at 11:56
Carissima Chiara, creano davvero una dipendenza viscerale! Io ho scoperto per caso questo libro, consigliatomi da un’amica che mi disse proprio “Non te ne pentirai: Mr. Thorton ti piacerà molto più di Mr. Darcy!”. Incuriosita da questo commento -dopotutto, io AMO il character di Jane Austen!-, ho comprato il volume e… L’ho divorato in due giorni! La mia amica aveva davvero ragione! Poi ho ammirato la serie tv con Richard Armitage nel ruolo di questo uomo stupendo… E niente, mi sono innamorata ancora di più! 😀 Figurati che ho acquistato anche i dvd in lingua 😉 Insomma, sono da ricovero Ahahahah