Avevo già comprato l’ebook che sto per recensire, ma, senza la richiesta di Simona Busto, molto probabilmente La nave di cristallo avrebbe aspettato ancora molto tempo prima di essere letto dalla sottoscritta. Ho sempre adorato le saghe: le informazioni, insite in esse, vengono condivise con il lettore pian piano, in maniera graduale, pacata, alla stessa maniera di una flebo che, attaccata al paziente, viene assunta dallo stesso una goccia alla volta, continuamente, senza interruzioni o brusche accelerazioni. All’inizio chi legge si sente catapultato violentemente nel mondo descritto dal libro, senza poterlo evitare, senza essere davvero pronto e preparato a tutto ciò che incontrerà, praticamente un estraneo gettato nella mischia. Ma, col passare del tempo, o meglio dei capitoli, il lettore percepisce dentro di sé una sicurezza che continua a crescere, a mano a mano si addentra nella lettura; la consapevolezza incarnata nel successo derivante la comprensione delle vicende narrate; la sorpresa nell’appurare che tutto ciò a cui aveva pensato era sbagliato, come se si fosse lasciato ingannare dalle parole dell’autore, come se si fosse lasciato ingannare dalla bravura dello scrittore, un’abilità che, come delle rapide, l’ha trascinato inesorabilmente dove chi ha scritto il libro voleva farlo giungere.
Questa fiumana di parole descrive ampiamente ciò che è successo a me, durante il viaggio intrapreso ne La nave di cristallo, un viaggio che mi ha permesso di conoscere da vicino un mondo urban fantasy creato ad hoc dall’autrice Simona Busto, che non smetterò mai di ringraziare per la sua richiesta ma anche, e soprattutto, per questa storia.

Galleggia leggera nell’aria, trasparente e silenziosa. Si muove incessantemente in avanti, scendendo e salendo, oltre le nuvole. Una mostruosa nave volante, il ponte vuoto, nessuno al timone, eppure avanza sicura, dritta sulla propria rotta. Vola silenziosa su città vuote e deserti affollati. Le sue vele trasparenti non fanno rumore. Il suo scafo immateriale non getta alcuna ombra. Voi non potete vederla: appartiene all’universo invisibile degli spiriti.

Questo appena scritto è l’incipit del libro, ciò che lo apre e inizia il lettore al suo contenuto: l’intero primo capitolo è atto a dare una sommaria e marginale spiegazione della nave di cristallo, focalizzandosi sul suo aspetto e su cosa essa trasporta. Ma Simona Busto non si ferma qui. Infatti, va ad utilizzare alcuni intermezzi, semplici frasi neanche tanto lunghe o articolate, con le quali parla direttamente al lettore, avvisandolo della pericolosità del vascello che dà il nome al libro. Quando mi sono imbattuta nel primo di questi “ex cursus”, è stato alquanto affascinante: mi sono bloccata nella lettura, chiedendomi “Ma sta davvero parlando con me?”, ridendo poi della mia reazione, che ammetto di aver ripetuto ogni qual volta mi sentivo chiamata in causa. Un tale meccanismo ha permesso all’autrice di entrare in contatto con chi legge, consentendogli di addentrarsi ancora di più nella storia, di immergersi completamente e rimanerne invischiato, come se si fosse imbattuto nelle sabbie mobili che l’hanno inevitabilmente bloccato e trattenuto.
Gli eventi che si susseguono ne La nave di cristallo, però, si manifestano a partire dal secondo capitolo. Ci ritroviamo a Venezia, durante il Carnevale, dove frotte di persone si divertono, lasciandosi andare ai vari piaceri, proibiti e non. Il vascello infernale sorvola la città lagunare e questo spettacolo, come in cerca di qualcosa di cui ancora non conosciamo la natura.

Ogni anno la nave li seguiva come uno squalo minaccioso, senza perdersi un solo movimento, spiandoli in segreto, sempre invisibile ai loro occhi.

L’attenzione del lettore viene dirottata con un cambio scena. Ora la storia si focalizza su un bambino, vestito da Pierrot, che sembra essersi perduto. Sta cercando i suoi genitori quando la vede. Proprio in quel momento, nello stesso istante in cui lui alza gli occhi al cielo, scorge la nave, nella sua intera mostruosità da rimanerne folgorato, segnato, impaurito. Ciò che non si aspettava è l’uomo dai lunghi occhi neri, capelli dello stesso colore oscuro che gli accarezzano le spalle, alto, magro, con indosso un costume settecentesco che lo amalgama completamente al buio della notte. L’individuo, con la sua pallida mano, tocca la guancia del bambino, provocandogli dalla gota un gelo in tutto il corpo: nell’oscurità notturna, ciò che riluce è una lacrima di sangue che va a coprire quella dipinta sulla maschera del piccolo Pierrot.

Il suo respiro si fermò. C’era solo silenzio intorno a lui ora. E buio… un buio abitato da mostruose creature che si muovevano intorno a lui emettendo lamenti orribili. Il respiro non tornava, il suo corpo perdeva forza, la più orrenda delle morti era sopraggiunta. Sentì i sensi che pian piano si addormentavano, mentre il suo corpo diventava inconsistente, come fatto d’aria. Il dolore era la sola sensazione che sembrava reale, una sofferenza insostenibile che proveniva direttamente dall’Inferno.

Ma come era giunto, la creatura sparisce, permettendo al bambino di riprendere il fiato, portando via quel gelo che lo aveva attraversato e non lo lasciava andare. Il rumore della festa lo accoglie, un frastuono che lo risveglia, e, unitamente a un leggero tocco alla spalla da parte di qualcuno di ignoto, riapre gli occhi, accorgendosi di essere solo, ritrovandosi circondato unicamente dalle maschere carnevalesche.
Già a questo livello, il lettore si ritrova con una miriade di domande di ogni genere, che avranno una risposta, assolutamente, ma dovranno aspettare il momento giusto per una spiegazione davvero esaustiva: lascio a voi l’onere, ma soprattutto l’onore, di scoprire tutte le questioni irrisolte che il libro propone e di svelare questi arcani misteri.

Con una scrittura scorrevole e semplice, non evitando però di utilizzare termini aulici e con un certo valore significativo, Simona Busto ha la capacità di trasportare il lettore, arpionandolo e non lasciandolo libero fino alla fine del suo romanzo. Come già avrete intuito dall’inizio, l’autrice ci permette di capire l’insieme o anche semplicemente una parte, piccola o grande che sia, dei misteri che La nave di cristallo cela, donando a piccole dosi quelle informazioni che all’apparenza potrebbero risultare non importanti, da trascurare insomma, ma che poi, invece, dovranno essere assolutamente e completamente rivalutate e ricordate. Simona Busto, però, non si limita a questo: la scrittrice, infatti, sembra istruirci su ciò che ci aspetta, dandoci degli assaggi e delle linee guida da seguire per arrivare alla verità celata dietro le pagine, attraverso dei capitoli brevi, anteposti a degli altri più corposi e prolissi, dove viene inserita una nuova tessera a quel puzzle che solo al termine del libro potremo vedere e capire nel suo insieme. Oltre a ciò, questo meccanismo nel frapporre tra due capitoli lunghi uno breve permette di far “respirare” il lettore, consentendogli di prendere fiato a sufficienza prima di immergersi nuovamente nell’apnea delle parole.
Le sorprese non mancano, però, anche sul fronte personaggi. Niente è come sembra e ne abbiamo per tutti i gusti: c’è chi si presenta in un modo ma cela una natura opposta e duale, vivendo con una miriade di segreti, cercando di portare a termine il proprio fine usando qualsiasi mezzo, senza fermarsi davanti a nulla e a nessuno; c’è chi, invece, cresce assieme allo sviluppo del libro, passando da una personalità senza alcuna caratteristica degna di nota, quasi insignificante, a un carattere forte, combattivo, provando inoltre a tener testa agli eventi e alle fatalità che lo investono, inesorabilmente e senza pietà alcuna.
Ciò che risalta in questo libro è l’importanza della bellezza, ma non quella esteriore, effimera, che con il tempo sfiorisce, ma quella dell’anima, che rispecchia la nostra vera natura, che esalta le nostre virtù o i nostri vizi, a seconda della luce o delle ombre che la popolano: la beltà di una persona dipende unicamente dal comportamento che adotta, dal vivere quotidiano, da ciò che la scuote dal profondo, dalla fede e dall’amore incondizionati.

Non siete curiosi di provare sulla vostra pelle tutto ciò che ho scritto? L’unico modo è imbarcarsi sulla nave e lasciarsi cullare dalle “onde” che la trasportano.

«Hai rifiutato il comando del Cielo e ora la tua dannazione è già scritta. Nulla potrebbe più salvare la tua anima ormai. Non andrai all’Inferno però, e nemmeno resterai in questo mondo. La nave sarà la tua casa, la tua prigione, sarà il luogo del tuo patimento eterno, ma anche molto di più.»

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo: La nave di cristallo (The Winged Vol. 1)
Autore: Simona Busto
Casa editrice:
Pagine: 236
Anno di pubblicazione: 2014
Traduttore:
Genere: Fantasy
Costo versione cartacea:
Costo versione ebook: 1.99 euro