Ciò che mi ha spinto a leggere questo libro, in versione digitale, è stata unicamente la mia curiosità nel capire cosa significasse il titolo, a cosa mai si potesse riferire. Il ragazzo che entrò dalla finestra e si infilò nel mio letto: diciamo che riempie totalmente la bocca, ma, nonostante la sua notevole lunghezza, non si riesce a capire davvero ciò che sta dietro questa frase molto ambigua. Già dal primo capitolo, però, ho potuto comprendere la scelta di questo chilometrico titolo: anche se avrei qualcosa da ridire sulla quantità ingente di caratteri, ha un significato profondo e l’ho adorato. Ma veniamo ai fatti.
Amber e Jake sono fratelli che vivono in una realtà difficile, popolata dalla violenza e dalla rabbia di un padre che aggredisce con parole e gesti la sua famiglia. Jake cerca sempre di proteggere sua sorella più piccola di lui di due anni, ma, come racconta la stessa Amber, non può sempre starle accanto, soprattutto la domenica, quando suo padre si trasforma completamente, assumendo un comportamento gentile, volto però a toccare in maniera inappropriata la propria figlia indifesa. Questo iter tragico continua, fino a quando Jake e il suo migliore amico Liam, rientrando una domenica, dopo la partita di hockey, trovano Amber coperta di lividi e ferite, mentre suo padre è in procinto di violentarla: a quel punto i due ragazzi picchiano selvaggiamente l’uomo, intimandogli di andarsene per sempre.
A causa di questi maltrattamenti subiti per parecchio tempo, Amber continua ad avere incubi durante la notte, che hanno la conseguenza di farla piangere senza fine e di urlare. Proprio per questi abusi, inoltre, la ragazza non riesce ad avere un qualsiasi contatto fisico con le altre persone, all’infuori del fratello, della madre e di Liam, il quale, proprio qui, entra in scena. È proprio lui il ragazzo a cui il titolo si riferisce, un ragazzo che, per un motivo ancora sconosciuto ha affibbiato alla sorella dell’amico il nomignolo “Angel”: non vi preoccupate perché l’autrice ci renderà partecipi della ragione per cui Liam ha scelto proprio questo soprannome per Amber e il motivo, vi avviso, farà venire gli occhi a cuoricino anche a quelli che fuggono dal romanticismo.
Una notte, quando lei aveva otto anni e dopo che suo padre l’aveva picchiata, si era ritrovata in camera da letto a piangere sommessamente. Dopo poco, Liam la raggiunge, passando dalla finestra, spiegandole che sarebbe rimasto lì con lei fino a che non avesse smesso di piangere; si infila quindi nel suo letto, abbracciandola, senza fare altro, solo un abbraccio per cullarla, rassicurarla, farla sentire protetta e coccolarla. Questa scena, da quel giorno, diventa una routine, abitudine che i due ragazzi mantengono segreta, viste l’iperprotettività di Jake e l’ambiguità che poteva crearsi per quel gesto inconsueto: Amber, che aveva cercato qualche volta di sedare i propri incubi facendo lo stesso ma con suo fratello, senza ovviamente esiti positivi, riesce a prendere sonno unicamente grazie alla presenza di Liam, che, a causa di questa consuetudine, non riesce più a dormire nella sua camera da letto.
Ma il ragazzo non si comporta sempre così con la protagonista: infatti, come anche la ragazza constata durante la narrazione che lei stessa fa, Liam sembra avere due personalità distinte, quella notturna, dolce, gentile e premurosa, e quella diurna, fastidiosa, odiosa, libertina e strafottente. Questa dualità, a cui Amber non riesce a dare una spiegazione, è dovuta a qualcosa di preciso, alquanto evidente e forse leggermente banale, nel senso che è stato facilmente intuibile, soprattutto per una come me che legge tantissimi romanzi rosa: diciamo che ormai, a meno che non trovi un’eccezione straordinaria, è difficile che io non intuisca i risvolti della trama, prima ancora che vengano presentati al lettore. Da una parte, venire a conoscenza che ciò che si è pensato effettivamente è ciò che succede nel libro è certamente una bellissima scoperta, ma dall’altra parte si può iniziare a credere che i contenuti siano fin troppo ovvi e comuni, triti e ritriti insomma.
Parlando in linea generale del libro, la trama non è affatto male: la violenza non è troppo marcata da rendere pesante la storia, ma è comunque sufficiente a sottolineare la drammaticità intrinseca delle situazioni che si sono venute a creare e delle conseguenze di quei brutali eventi sulla vita dei due fratelli. Purtroppo questo argomento è stato trattato fin troppo marginalmente: è stato dato più peso a certi aspetti che hanno alzato il livello di banalità della storia, come già avevo anticipato qualche riga sopra, controbilanciando in senso negativo l’idea originale di partenza.
Si capisce ampiamente, durante la lettura, che il romanzo è indirizzato a un pubblico molto giovane, ma, nonostante ciò, l’ho trovato a tratti fin troppo infantile: determinate situazioni, quasi inverosimili e improbabili, alcuni dialoghi e certe frasi, che potevano essere anche omesse sembrando semplicemente poste lì con la funzione di “tappabuchi”, hanno contribuito a questo mio giudizio personale.
Questo, ovviamente, non significa che non abbia apprezzato determinati passi, semplici, chiari, senza troppi fronzoli e forse considerati anche convenzionali dagli altri, che, tuttavia, mi hanno lasciata a bocca aperta e con una piacevole sensazione di romanticismo puro, il quale, nonostante la sua presenza abbondante in tutto il romanzo, non ha appesantito in alcuna maniera la mia lettura, risultando quindi scorrevole e non stancante. Proprio, focalizzando l’attenzione sul particolare dell’amore, posso dire di aver amato in tutte le sue sfaccettature il personaggio maschile della storia, e cioè Liam. È difficile non essere preda di tutto quell’affetto che dimostra, pagina dopo pagina, di tutte le azioni piene d’amore che compie fino alla fine, di tutto ciò che dice che dà una scossa, lieve o marcata che sia, al mio cuore: è quindi il classico principe azzurro, quel ragazzo d’oro che ogni donna brama di riuscire a legare a sé per la vita.
Chiudendo proprio con uno dei suddetti dialoghi diabetici, pieni di quel romanticismo zuccheroso che, come una valanga, travolge qualsiasi cosa e riesce a penetrare anche nei cuori di pietra, vi saluto.
«Ehm… grazie, Angel, ma non mi piace il riso soffiato al cioccolato» disse lui, arricciando il naso alla vista della tazza. Aggrottai la fronte, confusa. Non faceva che rubarmi i cereali. Li mangiava ogni mattina. «Ma certo che ti piace, lo mangi ogni giorno». Lo fissai come se fosse impazzito: mi credeva stupida o cosa? Lui scoppiò a ridere e scosse la testa. «No, invece. Ne preparo una tazza ogni mattina e fingo di mangiarli, prima che tu venga a prenderteli, strappandomeli di mano», spiegò, con quel sorriso sensuale sulle labbra e gli occhi che scintillavano di divertimento. «E perché diavolo lo fai? Ti piace infastidirmi?» domandai, offesa. «No, Angel. Mi piace prepararti la colazione», spiegò lui, con semplicità.
Scheda libro
Titolo: Il ragazzo che entrò dalla finestra e si infilò nel mio letto
Autore: Kirsty Moseley
Casa editrice: Newton Compton Editori
Pagine: 330
Anno di pubblicazione: 2014
Traduttori: F. Noto, R. Prencipe
Genere: Romance
Costo versione cartacea: 9.90 euro
Costo versione ebook: 5.99 euro
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