Con l’eco rimasta de Il peso della farfalla, giustamente non potevo esimermi dal continuare l’avventura “Erri De Luca”, immergendomi in un altro suo libro. Ho chiesto consiglio a mio fratello e lui mi ha indirizzata verso E disse, altro titolo alquanto misterioso che può rievocare tutto e niente al tempo stesso, aumentando quindi la curiosità per scoprire che significato potrebbe mai celarsi dietro due termini quasi banali come quelli.
Ormai ho capito che con questo autore bisogna riconsiderare l’importanza di tutte le parole, così come il loro senso singolo e la loro accezione all’interno di una frase: non potevo aspettarmi nulla di meglio da un esperto manipolatore di termini quale è De Luca.
Il romanzo si apre con un uomo che viene ritrovato ai confini di un accampamento, un individuo che era aspettato da lungo tempo ormai, della cui presunta perdita si stava già disperando. Era partito tempo addietro, volto a scalare un sentiero impervio come solitamente faceva: nessuno lo seguiva mai o lo cercava perché lui osava andare dove nessun altro avrebbe potuto.

Era allenato, rapido, il migliore a salire. Il piede umano è una macchina che vuole spingere in su. In lui la vocazione si era specializzata, dalla pianta del piede era risalito al resto del corpo. Era diventato uno scalatore, unico nel suo tempo. Qualche volta si era perfino arrampicato scalzo.

Purtroppo, per qualche motivo sconosciuto, quest’uomo, che sembra essere quasi considerato alla stregua di un capo, di una guida, di un punto di riferimento da parte del gruppo di persone accampate, non ricorda più niente, il nulla assoluto: la prima domanda infatti che pone a suo fratello maggiore è proprio “Chi sono?”. Il più vecchio dei due decide di rinfrescargli la memoria, raccontandogli aneddoti della loro vita passata insieme, tentando in tutti i modi di risvegliare e di dare una leggera scossa ai ricordi del suo interlocutore, per farli riaffiorare dall’amnesia che momentaneamente sta abitando il cervello del fratello più piccolo. Purtroppo i tentativi falliscono miseramente; nemmeno rivedere Rondine, la sua donna, gli permette di riacquistare i ricordi.

L’uomo che aveva riconosciuto come il suo davanti alla sorgente sgorgata dalla roccia, non la riconosceva. Non poteva più appartenere a lei. Apparteneva a quello che gli era successo. Sulla cima di quel monte sotto il quale restavano accampati, era avvenuta una separazione tra lui e tutti loro, lei compresa.

Ma effettivamente cosa è successo su quella montagna? Il protagonista vuole saperlo prima di abbandonare quella terra, sente quasi la necessità di dover ricordare per poter andare avanti. Vuole quindi ritornare verso quel luogo per comprendere, capire cosa ha provocato in lui questa amnesia. Perciò avvisa il fratello dei suoi desideri, il quale cerca di farlo desistere dall’impresa, ricordandogli inoltre che la partenza è ormai imminente: dopotutto, il resto dell’accampamento stava aspettando solo lui per ricominciare a viaggiare. Ma il nostro scalatore, imperterrito, impone la sua volontà e quindi dovranno abbandonarlo lì, per conto suo, non ammettendo in merito ulteriori discussioni di alcuna natura.
Ironia della sorte, già dal mattino dopo, tutto ciò che avevano programmato di compiere non può essere portato a termine: qualcosa di straordinario capita, qualcosa che bloccherà tutti quanti in quel luogo, qualcosa che sbalordisce così tanto da sembrare fuori dal comune, irreale.

Come già detto nella recensione di lunedì scorso, Erri De Luca è un mago nell’usare le parole: questo suo secondo libro ha avvalorato definitivamente la mia tesi. Perciò, non stupitevi se vi dico che anche in questo caso la scrittura di tale autore è ancora non solo semplice, aspetto determinato dall’uso di termini di ogni giorno che vanno dritti al punto senza tergiversare, ma anche elevata, caratteristica forse definita dall’ordine delle parole nelle frasi, portando a molteplici significati nonostante il lessico utilizzato sia lo stesso di sempre.
Oltre a ciò, anche in questo libro, possiamo denotare quella sorta di amalgama tra passato e presente, a cui però si aggiunge, anche se solo in minima parte, il futuro delle generazioni a venire: infatti, come una luce intermittente nella notte, i personaggi di E disse dimostrano la loro preoccupazione riguardo al modo secondo cui gli eredi della loro popolazione interpreteranno e vivranno gli avvenimenti narrati da De Luca. È mia opinione interpretare questi salti temporali, per la cui celerità sorprendente di presentazione al lettore egli stesso si sente quasi come un pesce fuor d’acqua, sottolineino il legame intrinseco e forte tra i tre tempi, passato presente e futuro, come se questi ultimi fossero legati da un filo invisibile, sottile e quasi fragile da una parte, indissolubile e robusto dall’altra.
Tuttavia, ciò che mi ha colpita davvero di questo romanzo sono altre due sue peculiarità. Prima di tutto, E disse e il suo autore portano innovazioni riguardo i punti cardine dell’argomento trattato, di cui vi svelo unicamente la sua natura religiosa. De Luca va quasi a proporre una nuova chiave di lettura, scoprendo pian piano significati inediti, inducendo chi legge a compiere riflessioni profonde in merito. Inoltre, usando a tratti la narrazione in prima persona, l’autore permette una più profonda immedesimazione del lettore in queste spiegazioni originali, rivolgendosi direttamente a lui, come se figurasse tra i protagonisti della storia stessa.
Da ultimo, ho trovato estremamente affascinanti specifiche metafore che l’autore regala al lettore, circondate da una sorta di pura delicatezza e vena artistica, sottolineando la solita atmosfera magica che aleggia nei libri scritti da De Luca. Un esempio di ciò che vi sto dicendo è rappresentato egregiamente dalla seguente citazione.

Era finita l’opera, ma a completarla e darle perfezione ci voleva la settima, che in musica si chiama dominante. Il mondo era stato creato con un arrangiamento musicale, le sue regole rispondono alla combinazione di tempi, toni, diesis e bemolle. La coppia ultima nata intendeva le più vaste frequenze, il basso continuo del creato.

Non posso ovviamente svelarvi il significato di queste poche righe, ma sappiate che l’unico modo per comprenderle in tutte le loro sfaccettature consiste nel procurarvi E disse e leggerlo.

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo: E disse
Autore: Erri De Luca
Casa editrice: Feltrinelli Editore
Pagine: 89
Anno di pubblicazione: 2013
Traduttore:
Genere: Narrativa contemporanea
Costo versione cartacea: 6.50 euro
Costo versione ebook: 4.99 euro