Scelta assolutamente non premeditata. Non avevo mai sentito nominare questo libro in realtà, al contrario de Il cardellino, successivo della stessa autrice e vincitore del Premio Pulitzer per la narrativa 2014, che ho in wish list da un po’, ma la mia curiosità è stata punta sul vivo alla vista della copertina, un paio di occhiali con una lente rotta, immagine sinistra che non sembra annunciare nulla di buono, presentimento confermato già nella prima pagina da Richard Papen, voce narrante: chi li portava è morto, assassinato.

Pur avendo il dono della menzogna, su questo non può mentire, cosa che ha fatto invece con il suo passato, reinventandolo secondo i canoni della vita che avrebbe desiderato, dato che la sua gli sta stretta, in primis per le condizioni economiche estremamente modeste in cui versa la sua famiglia nell’insignificante cittadina di Plano, in California. Ma un giorno, per un caso fortuito, gli capita tra le mani l’opuscolo del prestigioso Hampden College, nel Vermont, e decide di iscriversi per dedicarsi agli studi classici, andando contro il volere del padre. Vorrebbe frequentare greco antico, ma viene fermato dal professore stesso, Julian Morrow, eccentrico individuo che ha ammesso al proprio corso solo cinque studenti scelti personalmente. Ciò spinge il ragazzo a interessarsi ancora di più, per cui inizia a osservare il piccolo gruppo, così singolare e irraggiungibile, in giro per il campus e non sarebbe mai riuscito a farvi parte se un giorno la sorte non avesse girato di nuovo a suo favore. Infatti, dopo un incontro ravvicinato in biblioteca, Richard viene accettato nell’élite, iniziando a presenziare alle lezioni di Julian, oltremodo affascinanti. I compagni ora sono meno distanti, seppur molto diversi da lui, sia per estrazione sociale che per abitudini, ma, dopo qualche tempo, qualcosa nel loro atteggiamento lo indispettisce: occhiate, silenzi scomodi, episodi pressoché inspiegabili, fino a che la spiegazione non si abbatte su di lui in tutto il suo orrore.

Libro difficile da definire, viste le numerose componenti convogliate al suo interno. Potrebbe essere un thriller, imperniato su un delitto – fulcro attorno a cui ruota tutta la storia – raccontato a ritroso, riavvolgendo dall’inizio un nastro invisibile dopo aver inquadrato la scena del ritrovamento del cadavere, punto fondamentale che segna tutte le figure coinvolte, incidendo un Prima e un Dopo nelle loro esistenze. D’altro canto, potrebbe trattarsi di un romanzo di formazione, ipotesi più plausibile a mio parere, per i cambiamenti, vistosi o meno, a cui sono sottoposti i personaggi. Benché differiscano l’uno dagli altri per carattere e peculiarità, inizialmente sono accomunati dalla convinzione, insita nella giovinezza stessa, di essere intoccabili, talmente invincibili da riuscire a eguagliare il mito, così maestoso e al tempo stesso funesto, che riempie le loro vite e le loro menti, implicitamente fomentate dagli insegnamenti del loro mirabile praeceptor, annientando il senso della realtà in cui sono relegati, crudele giustiziera che manda in frantumi la bolla di illusione in cui si erano barricati, lanciando schegge dai bordi affilati capaci di conficcarsi a fondo nella pelle.

Alcune cose sono troppo terribili per entrare a far parte di noi al primo impatto; altre contengono una tale carica di orrore che mai entreranno dentro di noi. Solamente più tardi, nella solitudine, nella memoria, giunge la comprensione: quando ci si guarda intorno e ci si ritrova in un mondo completamente diverso.

Dai tagli sgorgano paura, rimorso, rabbia, in un primo momento scrollati di dosso come polvere da una giacca, ma, gradualmente, i singoli granelli si fanno più pesanti, diventando veri e propri macigni che franano sul loro idillio, sgretolando le certezze e l’equilibrio che contraddistingue i legami reciproci.
Discorso un po’ a sé stante va fatto per Richard, protagonista che, devo ammettere, non mi ha colpito. Per buona parte della vicenda si ritrova spettatore, trascinato nel baratro, pur non essendo coinvolto direttamente, senza porre alcuna resistenza, insofferente a ciò che avviene, senza domandarsi dove si ponga il sottile confine tra moralità e immoralità o tra essere vittima e carnefice. Lascia semplicemente scorrere il tempo, contemplando la vuotezza delle sue giornate, resa in modo egregio dallo stile dell’autrice, ricco, descrittivo, a tratti prolisso e lento, ma in grado di enfatizzare il senso di attesa di cui sono intrise le pagine, che avviluppa il lettore, suo malgrado, fino a quando non arriva a capire il quadro finale, a pennellate blu, colore della malinconia, e rosse, colore del sangue.

Dio di illusioni è una sorta di tragedia arcaica dal volto moderno, in cui Sorte e Colpa giocano una partita a scacchi logorante, spostano i pezzi manipolandone i destini e tenendoli in sospeso, pronte ad approfittare della minima distrazione per schiacciare definitivamente l’avversaria. Di chi sarà, quindi, lo Scacco Matto?

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro 

Titoli: Dio di illusioni
Autori: Donna Tartt
Casa editrice: BUR
Pagine: 622
Data di pubblicazione: settembre 1992
Traduttore: I. Landolfi
Genere: narrativa contemporanea
Costo versione cartacea: copertina flessibile: 11,00 euro
Costo versione ebook: 7,99 euro