Racimolare le idee, cercare un senso, trovare la giusta interpretazione o magari quella che più si adatta alla storia appena letta, sicuramente è stato difficile. Abitudini camaleontiche di Annalisa Gasparotti è decisamente un libro strano, particolare, che fa riflettere molto e rimuginare su ogni singolo passaggio della storia, che vede due punti di vista, un lui e una lei, una coppia normale, con una vita ordinaria, forse monotona, che però viene stravolta, pian piano, sconvolgendo quell’usuale quotidianità che, una volta persa, ci si sente in dovere di voler riconquistare ad ogni costo, per non rimanere travolti da quegli eventi così lontani da ciò a cui eravamo abituati. Ringrazio l’autrice per averci mandato una copia del suo romanzo perché solo così sono venuta a conoscenza della sua esistenza e l’ho potuto leggere, soffermandomi su ogni sua parola, su ogni suo segno di punteggiatura, anche i più banali, necessari però a una visione d’insieme del libro, permettendomi di arrivare a fondo e scovare tutti i contenuti, anche quelli nascosti, di Abitudini camaleontiche.
L’introduzione dà il via a una narrazione in prima persona, dove vediamo come protagonista una ragazza. Ella si trova a riflettere su quanto sia accaduto al suo fidanzato, cercando di trovare una spiegazione logica a ciò che ha dovuto affrontare il suo uomo, quell’uomo che pensava di conoscere totalmente, anche i suoi particolari più intimi. Eppure, si trova di fronte a una realtà lontanissima anni luce da quella a cui era abituata, lui in un letto d’ospedale, incosciente, che lotta per tornare a vivere, ad esistere, ad affiancare la sua donna, a continuare da dove avevano lasciato quando lei era partita per un semestre lavorativo, lasciandolo solo, purtroppo. Riflettere sui passi compiuti, provando a incastrare nel posto giusto i pezzetti di un puzzle ostico e decisamente ingarbugliato, non è semplice, soprattutto quando non si conoscono tutti gli aspetti della storia.
Proprio qui, la narrazione si sposta, focalizzandosi sul fidanzato e quindi su ciò che gli è capitato nei giorni prima l’incidente. La prima persona ci permette di concentrarci in maniera totalizzante sull’uomo, il secondo protagonista della storia, un lui mancante di qualcosa, il cui equilibrio, soprattutto mentale, sembra essersi spezzato per qualche motivo sicuramente, ma che ancora non conosciamo. I capitoli che vedono come personaggio principale il punto di vista maschile paiono esperienze fuori dal comune, quasi improbabili se non impossibili. Un filo logico c’è? Esiste una sorta di razionalità di base a questa pazzia?
Anche se non conosce tutti i fatti, nella parte della storia in cui si ritorna alla sua voce narrante, la fidanzata comincia a porsi nuove domande, soprattutto quando la vicina di casa dell’uomo, Edvige, la avvisa, con una chiamata al cellulare di lei, che strani avvenimenti sono accaduti durante la sua assenza e che dalla porta dell’appartamento di lui fuoriesce una sostanza anomala nera. Che cosa vorrà mai dire quella signora? Da una parte, la ragazza ha paura di indagare per scoprire qualcosa che non vorrebbe, ma dall’altra vuole disperatamente per comprendere cosa è capitato all’amore della sua vita, cosa l’ha portato lì, in quella camera di ospedale, in fin di vita, forse l’ultima immagine di lui che lei potrà vedere.
Dopo aver terminato questo libro, sono rimasta un attimo meditabonda, diciamo pure in una sorta di stasi riflessiva. Non sapevo cosa pensare, continuavo a chiedermi che storia mai avessi letto, quali fossero i temi di fondo e, ovviamente, anche la morale di un romanzo del genere, un libro che, sono sicura, non dimenticherò mai. Mi sembra quasi di dirlo per ogni romanzo che leggo, per ogni pagina che sfioro, per tutte le parole che si dipanano davanti ai miei occhi di lettrice, ma purtroppo, anche se posso risultare decisamente monotona, non posso evitare di rimanere affascinata dai mille scenari in cui mi inoltro, dapprima camminando, come per tastare il terreno, ma poi correndo, spinta soprattutto dalla mia curiosità nel voler vedere e raggiungere la fine. Ed è così che è capitato con Abitudini camaleontiche: capitolo dopo capitolo, dentro di me è nato un bisogno forte, vigoroso, quasi violento, di conoscere, di sapere, di capire, a fianco della protagonista femminile, cercando spiegazioni plausibili a strani comportamenti, strani eventi, strani soggetti, all’inizio solo contorno della storia, diventando, pur tuttavia, al termine del nostro tortuoso cammino libroso, importanti figure narrative.
È stato un viaggio al limite della realtà, un’escursione nella mente di un uomo, un ragazzo come tanti, con un futuro roseo quale è il matrimonio con cui coronare il suo amore per la fidanzata, meta finale di un romantico sogno quasi banale forse, ma necessario per poter dimostrare la profondità di quel sentimento importante, come se fosse l’ossigeno della sua esistenza mortale. Come può un siffatto essere umano trasformarsi completamente, cambiando le proprie convinzioni, le proprie ideologie, la mentalità che l’aveva sempre accompagnato durante il suo percorso di vita? Dopo molte riflessioni, sono arrivata alla conclusione che dentro ognuno di noi, uomo o donna che sia, esiste una stilla fioca di pazzia, quella piccola fiammella che ci permette di staccare dalla routine, dal solito tran tran, da quelle consuetudini che a lungo andare possono anche diventare noiose, piatte, monocromatiche. Perché non liberare, qualche volta, l’artista che c’è in noi, lasciandolo libero di interpretare come meglio crede la realtà, proponendoci vie di fuga dalle solite attività che ci animano, permettendoci di riprendere fiato dall’apnea usuale della nostra natura, di ciò che siamo e che facciamo ogni giorno e ogni ora, tutti quei minuti e secondi che scandiscono, incontrollabili e implacabili, le fasi della vita di sempre? Perché non permettergli di renderci vivi davvero, garantendoci qualcosa di diverso che spezzi le catene della routine e che ci infiammi l’anima e il cuore? Queste scorciatoie al percorso di vita sono sicuramente un buon modo per evitare la perdizione nella realtà, che causa un omologarsi alla massa, tante persone fatte quasi con lo stampino, uguali in tutto e per tutto, stessi desideri, stesse ambizioni, stesso modo di pensare e di agire. Tuttavia, anche per sapersi orientare nella fantasia, nella folle fissazione di lasciarsi andare, di essere diverso, di sentirsi scorrere nelle vene la passione cocente che tanto manca, quei brividi di esaltazione che solo essa può instillare in noi, bisogna avere una bussola, un modo per ritornare sulla strada maestra affinché non ci si perda nella selva oscura e penetrante della fantasia. Nel caso di Abitudini camaleontiche, sicuramente l’amuleto del protagonista maschile è lei, la fidanzata, quella che è ancorata alla razionalità, alla logica, a quella realtà che lui sembra voler rifuggire ad ogni costo. La ragazza, per me, è da paragonarsi a una diga, una struttura che argini, in sicurezza, l’immensa quantità d’acqua, simboleggiante la pazzia di lui, che rimane così confinata, tenuta a bada, imbrigliata nelle redini come un poderoso stallone, rinchiusa in una prigione necessaria per il suo bene personale. Se, però, la diga viene tolta? La donna non ha fatto apposta a lavorare distante da lui per sei mesi, non credeva che una simile lontananza avrebbe causato ingenti danni, tuttavia è palese quanto ovvio che la sua partenza, seppur temporanea, ha causato l’esondazione di litri e litri di cristallina pazzia nella mente di lui che, quasi non conscio di ciò che gli sta capitando, vede questi avvenimenti, che nella loro stranezza possono essere catalogati in qualsiasi modo ma evidentemente non nella sfera del reale, come se invece fossero il collante primario della sua esistenza sulla Terra. Inevitabile per lui è il decollo verso un ignoto maniaco e decisamente folle, un volo che lo obbliga a cambiare, modificarsi, mutarsi in qualcosa che non era lui ma che ora lo è; inevitabile per lei, invece, è assistere impotente alle conseguenze di questa trasformazione, vedere un uomo diverso da quello che aveva lasciato, abituarsi al nuovo anche se la novità non è apprezzata e apprezzabile, anche se suscita scontri emotivi dentro la sua intimità, anche se l’accettazione implica ineluttabilmente che l’amore della sua vita è una persona diversa da quella che conosceva, da quella che era, da quella che sarebbe stata un giorno.
Scheda libro
Titolo: Abitudini camaleontiche
Autore: Annalisa Gasparotti
Casa editrice: Booksprint
Pagine: 105
Anno di pubblicazione: 2014
Traduttore: –
Genere: Narrativa contemporanea, thriller
Costo versione cartacea: 16.50 euro
Costo versione ebook: 4.99 euro
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