Anche questo lunedì, vedrete la recensione di un romance, Il sogno che ho di te di Emanuela Aprile, una storia raccontata con vari punti di vista adottando sempre la prima persona come stile narrativo, un libro che, seppur magari richiami alcuni cliché classici di un romanzo di questo genere, provoca nel lettore, in primis io, tantissime emozioni, sentimenti che si insinuano in chi legge pian piano, senza fretta, fino però a confluire, tutti in una volta, nel cuore del pubblico, provocando reazioni immediate, forti, laceranti, soprattutto in chi ha la lacrima facile, come me. Forse complici non solo la scrittura dell’autrice che accompagna la lettura in maniera lineare e placida, ma anche la caratterizzazione dei personaggi, principali e non, ben raffinata, minuziosa, però a volte anche fumosa, evitando, tuttavia, di far sembrare incompleta la loro descrizione, abbozzata sì, minimale certamente, ma non ambigua o lasciata al caso, come se fosse un onere del lettore immaginarsela in toto.
Il primo personaggio a introdursi ne Il sogno che ho di te è Alessio, il protagonista maschile della storia, un trentenne sciupa-femmine e decisamente bello, capelli neri e occhi azzurri, la copia quasi esatta del modello Sean O’Pry, colui che dona il volto per la pubblicità del profumo di Paco Rabanne, praticamente il classico bello e dannato, sicuro di sé, attraente calamita per il popolo femminile, caratteristica che lui sa di possedere, visto che la usa a suo piacimento proprio per questo scopo. Ma non si limita a questo, no. Il ragazzo non si esenta, per raggiungere il suo “nobile” obiettivo, dall’utilizzare il fascino della divisa che indossa: infatti, è un sergente della Capitaneria di porto nella città di Monopoli.
L’altra voce che conosciamo nelle prime pagine di questo ebook è Eleonora, una castana con gli occhi verde smeraldo, una ragazza ventisettenne acqua e sapone, che sembra nascondere un qualche segreto, una spina nel fianco che la angustia, e non mi riferisco al fatto che è stata tradita dal suo compagno, scoprendolo a letto con un’altra donna la sera del loro anniversario. Il peso che grava sulla sua persona si denota già dalle prime affermazioni che la ragazza fa, piccole briciole che, lasciate lungo il percorso, ci permettono di riflettere sul personaggio per poi arrivare a una conclusione, più ci si addentra nella narrazione.
In quel momento, oltre a limitarmi ad osservare una scena poco gradita alla mia vista, realizzavo che probabilmente qualche anno prima avrei potuto perdonare un tale gesto nei miei confronti.
Oggi no.
Non potevo sopportare quanto accaduto. Anche volendo, mi risultava decisamente impossibile. Un ennesimo colpo di grazia, a me la cui vita non era stata tutta rose e fiori. Lui era il mio tutto, anche se non lo davo a vedere.
Per questa ragione, questa protagonista femminile decide di abbandonare Genova, lasciandosi dietro tutto il dolore che alberga nel suo cuore malandato e segnato dagli eventi e accettando un nuovo impiego in quel di Monopoli, come psicologa per una casa famiglia.
Cosa può succedere se due mondi così diversi e quasi opposti si incontrassero? Potrebbe mai la semplicità di Eleonora far breccia nel cuore di ghiaccio del latin lover Alessio e portarlo sulla “retta via”, cambiando completamente il suo comportamento da libertino? E lui potrebbe riuscire a smuovere l’animo della ragazza, ormai spenta e quasi morta nella sua tristezza e depressione, date dall’inadeguatezza, dalla non autostima e dal negativismo che la caratterizzano?
La vita. La vita è il dono più meraviglioso e unico che un individuo possa ricevere: tramite essa, può conoscere il mondo, le persone che lo popolano, può scoprire i sentimenti, la felicità di fronte alle beltà che gli capitano, quella gioia che inebria anche i più piccoli momenti di serenità, e l’amore verso tutte quelle persone che mai ci abbandoneranno nel nostro cammino verso il destino che ci attende, che, passo dopo passo, ci accompagnano, ci consigliano sulla strada giusta da prendere quando arriviamo a quel classico bivio di luce e ombre, dove la scelta verte tra la carreggiata battuta, sicura, solare e il percorso impervio, con i rovi ai margini, che solitamente porta in un bosco, un antro cavernoso che sembra volerci inghiottire e segregarci per l’eternità al suo interno, senza alcuna possibilità di evasione e di rivedere così la luce. Anche se l’aspetto dovrebbe farci rifuggire, molto spesso, ognuno di noi decide di addentrarsi in quella selva, catturato forse dal fatto che, sì, quel sentiero è la scorciatoia alle faccende della vita, una succulenta via d’uscita ai nostri problemi, a tutti quei guai che abbiamo causato, abbiamo plasmato con le nostre scelte, delle scelte che abbiamo deciso di prendere, nonostante tutti intorno a noi ci avessero detto che avremmo sbagliato, e che quindi, malauguratamente, ci hanno portato dove siamo ora. Eleonora si comporta esattamente in questo modo, come un qualsiasi essere umano che si trovi nella sua stessa situazione, ormai indebolito dagli eventi, amareggiato da ciò che la vita gli ha riservato, distrutto dal dolore e dalla tristezza, sconfitto e vinto dalla guerra che la delusione verso sé stesso ha animato, portandolo alla fine, la morte della propria persona, della propria anima, del proprio cuore. Scappando dal presente, lei cerca, ad ogni costo, di ritrovarsi, ritrovare e riabbracciare, quasi soffocandolo, il piccolo barlume di speranza di cui è in attesa, quel faro che le potrebbe permettere di ricominciare, andare avanti, rialzarsi dalla caduta rovinosa, dovuta all’impigliarsi in una delle tante radici nodose di qualche inquietante albero trasfigurato dall’oscurità che vive intorno alla ragazza, e, incurante delle sbucciature, delle ferite aperte, dei graffi collezionati, continuare a camminare, imboccando stavolta la strada corretta, senza dimenticare ciò che è capitato, senza dimenticare ciò che è stato, senza eliminare ogni ricordo del suo passato che, seppur spiacevole, l’ha fatta crescere, l’ha resa matura, l’ha portata alla donna che è ora. Eleonora vuole farcela, da sola, evitando il contatto umano di chicchessia, tant’è vero che scappa anche dalla sua famiglia e dal suo compagno: lei vuole essere una guerriera, un’eroina capace di conquistarsi la felicità che ha perso, quella stessa contentezza che la vita le aveva riservato prima dell’evento, quella data nella linea temporale che, come l’eruzione di un vulcano, ha distrutto ogni persona coinvolta, ogni desiderio covato in seno, ogni sentimento dettato dall’allegria, lasciando solo depressione, negatività, malinconia, per il futuro disatteso, ormai da gettare nel cestino come carta straccia.
La vita. Quella stessa vita che le ha portato via tutto, ora, quando inizia la sua nuova avventura, il nuovo capitolo del suo personale libro totalmente maltrattato, la travolge con uno tsunami di amore, quell’amore che pensava di non poter più provare, che non sarebbe più riuscita a provare. Eppure, eccolo, lì, nella gloriosa forma di Alessio. Difficile resistere e, nel corso della narrazione, sarà ancora più difficile desistere.
Tuttavia, non solo lei deve avere un ruolo in questo gioco: dopotutto, si è in due, no? Entrambi devono rimboccarsi le maniche, entrambi devono aiutarsi e aiutare la coppia che sono per sopravvivere, non desistendo difronte ai possibili e probabili problemi che possono capitar loro, perché sta proprio lì la difficoltà, la difficoltà nell’essere in due e non solo uno, la difficoltà di essere un noi e non più tu e io. Non è più il momento di sognare, di creare castelli in aria, di progettare. È ora di vivere. Effettivamente. Insieme.
Speranza, lui è la mia speranza.
Possibilità, lui è la mia unica possibile via d’uscita.
Scheda libro
Titolo: Il sogno che ho di te
Autore: Emanuela Aprile
Casa editrice: Emanuela Aprile
Pagine: 314
Anno di pubblicazione: 2016
Traduttore: –
Genere: Romance
Costo versione cartacea: 13.52 euro
Costo versione ebook: 0.99 euro
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