Era da tempo che ormai non leggevo qualcosa del grandissimo Erri De Luca e, quindi, inevitabilmente, la scelta della nuova lettura è ricaduta proprio su un piccolo tesoretto targato il suddetto autore. I pesci non chiudono gli occhi, un titolo enigmatico, strano, che potrebbe racchiudere chissà quali segreti e significati, difficili da interpretare e, conseguentemente, da capire. Niente di più sbagliato! Lo scrittore napoletano arriva a svelarci il senso di tutto ciò, accompagnandoci in uno scorcio dell’infanzia del protagonista, un bambino che diventa adulto, maturo, seguendo lo scorrere delle parole e delle pagine dell’opera di De Luca, che va ad adottare una fluidità e una scorrevolezza proprie dell’autore stesso, scandendo in questo modo la crescita della voce narrante del libro.
Un bambino di città trascorre sempre l’estate a Napoli, con la sua famiglia, passando il tempo al mare per nuotare e per pescare, attività grazie alla quale ha conosciuto un anziano, un insegnante esperto di questo modo di procacciarsi il cibo e il sostentamento, oggi anche considerato come uno sport in tutto e per tutto.
Appena compiuti dieci anni, sembra ci sia una svolta nella sua vita: da bambino, il nostro protagonista pare smanioso di voler crescere, tanto da estraniarsi ancora di più dall’infanzia che lo circonda e che lo caratterizzava fino a poco prima. Le vacanze, ora, passano all’insegna di nuovi hobby, in aggiunta alla pesca. In spiaggia, si dedica alle parole crociate, quelle difficili, ardue da risolvere, esattamente come i rebus, giochi di ragionamento che lo “costringono” a pensare, anche per delle ore consecutive, dopo le quali, però, la soddisfazione è davvero grande, inspiegabilmente considerevole. Ma non solo. Leggere sotto l’ombrellone diventa il suo rifugio dalla realtà, evitando così la compagnia dei suoi coetanei, i passatempi specifici della loro età, i dialoghi che si potrebbero instaurare con loro, preferendo a tutto questo le parole stampate, quei vocaboli che gli permettono di conoscere meglio gli adulti, le loro manie, il loro modo di ragionare e vivere.
Con tutte queste novità, potrebbe magari far breccia nel suo cuore e nella sua mente l’amore? No, questo è impossibile. Lui non è come gli altri ragazzini di quell’età, che, frequentando una scuola esclusivamente maschile, appena escono per tornare a casa dopo la giornata da studenti, fanno di tutto per passare davanti all’istituto femminile per poter entrare in contatto, anche solo di striscio, con il corpo femmineo e i suoi arcani misteri. Al nostro protagonista, tutto ciò non interessa. Dopotutto, sembra provare un forte astio verso quel verbo.
Conoscevo gli adulti, tranne un verbo che loro esageravano a ingrandire: amare. Mi infastidiva l’uso. In prima media lo studio della grammatica latina l’adoperava per esempio di prima coniugazione, con l’infinito in -are. Recitavamo tempi e modi dell’amare latino. Era un dolciume obbligatorio per me indifferente alla pasticceria. Più di tutto mi irritava l’imperativo: ama.
Tuttavia, il futuro è imprevedibile e non si sa per certo dove il destino ci possa portare, dove ci indirizzi, verso che lidi ci faccia approdare. L’unico modo per scoprirlo? Lasciando che gli eventi ci travolgano, come succede a questo ragazzino che, anche in questo modo con la scoperta di un sentimento a lui ignoto e sconosciuto, cresce, lasciando una volta per tutte il suo essere acerbo, sposando, perciò, una maturità ricercata da molto, chiamata in lungo e in largo, ottenuta comunque in maniera inaspettata, abbracciata finalmente con una malcelata sorpresa.
Ancora una volta, Erri De Luca non delude le aspettative che io, lettrice, nutro quando imbraccio un suo libro. Come ormai mi capita nel momento in cui mi accosto allo stile inconfondibile dell’autore, sono rimasta stregata dalla poesia e dall’incantesimo, sgorganti impetuosi dalla sua prosa, identificativa e unica, una sorta di carta d’identità, apprezzabile e apprezzata da pochi, dato che la scrittura e la modalità con cui De Luca narra una storia sono alquanto difficili, complicate, ardue da decifrare, ma celanti un significato che mai ci potremmo aspettare, che mai potremmo dedurre se non riflettessimo sulle sue parole, manipolate ad hoc, a seconda del contesto, a seconda del momento che va descrivendo, a seconda del personaggio e dell’arco temporale affrontati.
Anche solo esponendo uno spaccato molto breve di vita, in maniera seppur particolareggiata, questo autore è capace di far immaginare a chi legge il mondo da lui narrato nella sua interezza, a tutto tondo, ponendo l’attenzione su specifiche situazioni, momenti essenziali per la caratterizzazione di una persona, andandola a inquadrare, delineando la sagoma giusta, l’involucro perfetto, fatto su misura, quello che rispecchia effettivamente l’individuo che abbiamo di fronte, nascosto all’inizio e poi totalmente palesato tra le pagine del romanzo, diradando quella nebbia che fin dalle prime righe lo mal cela, aumentando il mistero che lo avvolge. In questo caso, parliamo di un bambino, un piccolo ometto con il quale è impossibile non simpatizzare: lo vediamo crescere, durante queste 115 pagine, dove noi lettori riconosciamo, senza difficoltà, la fanciullezza che anche noi una volta avevamo, dove possiamo notare la nostra stessa voglia di diventar grandi che annoveravamo in quegli anni, volendoci immergere, ad ogni costo, in quel mondo che guardavamo solo da lontano, forse smaniosi di apparire adulti e quindi guardare la realtà con occhi diversi, più maturi, fronteggiando le mille e più avversità che ai grandi sembravano pararsi difronte, dimostrando agli altri, ma soprattutto a noi stessi, che siamo in grado di farcela da soli, che è giunto il momento in cui il confine tra infanzia e maturità ormai è superato, oltrepassato definitivamente.
Come gli unici due libri di Erri De Luca che ho letto (trovate la recensione de Il peso della farfalla qui e quella di E disse qui), i salti temporali dal passato al presente e viceversa, non solo nei riguardi del protagonista ma anche nei personaggi che fanno da sfondo, secondari, che, però, hanno avuto un ruolo fondamentale nella vita del bambino, sono onnipresenti, quasi a sottolineare quanto la puerizia e l’età adulta di una persona siano legate proprio perché la prima ci ha permesso di diventare ciò che siamo, ci permetterà, poi, un determinato progredire nella vita, una continua crescita verso uno specifico e singolo futuro, arrivandoci con delle precise scelte che, a seconda di come vengono prese, possono cambiarlo in qualsiasi modo, momento e sfaccettatura.
I pesci non chiudono gli occhi è decisamente un romanzo di formazione che, fin dall’incipit, pone le proprie radici nel nostro cuore, attecchendo nelle profondità del nostro io, facendoci vedere situazioni usuali da un altro punto di vista che, tuttavia, più ci si inoltra nella trama, più si uniforma alla nostra prospettiva, modificandosi così da far vedere, seppur lievemente e in armonia, uno sviluppo drastico, talmente definitivo, da non poter più tornare indietro a quell’infanzia che forse, a volte, rimpiangiamo.
Scheda libro
Titolo: I pesci non chiudono gli occhi
Autore: Erri De Luca
Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 115
Anno di pubblicazione: 2013
Traduttore: –
Genere: Narrativa contemporanea
Costo versione cartacea: 7.00 euro
Costo versione ebook: 4.99 euro
20 Luglio 2018 at 20:24
Visto che ieri non ho avuto tempo per leggere la recensione completa di questo libro, sono passata oggi e sono ancora più contenta di averla messa in lista. Sembra proprio una di quelle lettere leggere che però nascondono un significato profondo.
p.s. recensione breve questa rispetto alle tue solite ma mi è piaciuta molto lo stesso anzi ti dirò mi hai convinta ancora di più
20 Luglio 2018 at 20:43
Sì, è molto diversa dal mio solito XD Ti avevo avvisata che sono cambiata nel corso del tempo… Sono contenta, comunque, di averti convinta <3 Erri De Luca è davvero bravo <3