Se vi fosse capitato di leggere qualcuna delle mie recensioni, potrebbe non essere passata inosservata la mia vaga propensione per il genere fantasy, liaison appagante, ormai a prova di bomba, che mi ha spinto ad accettare volentieri di leggere il romanzo d’esordio di Mauro Barbarito, I figli delle ninfe, primo di una futura serie.

Nel pieno rispetto della letteratura fantastica, in principio, a cinquant’anni da una guerra funesta, la pace spira sui regni come uno zeffiro, rassicurante nel consolidare la serenità tra le razze che li popolano. Ma nere nuove sorvolano la contea, materializzandosi sotto forma di oscura minaccia alle spalle di Proteus, fabbro eccezionale e veterano valoroso, e di pergamena dalle lettere scarlatte tra le mani di Garrett, Governatore di Nemerin, solo il sigillo a foglia d’acero a identificare il mandante, nelle cui pupille riluce ancora intrappolato il riflesso di una vendetta che, rimasta a covare nell’ombra per mezzo secolo, brama di impugnare la falce per seminare morte e distruzione.

La prima impressione, rinforzatasi nel corso della lettura, è stata quella di trovarmi sotto agli occhi un fantasy di stampo classico, calato in un mondo dalle atmosfere tipicamente medievali, la cui eco risuona tra le foglie di arcane foreste ombrose, nel vociare allegro delle corti e nel cozzare stridente delle spade, elementi di un’orchestra diretta in modo lodevole dall’autore, abile a tratteggiare con cura l’ambientazione in cui si districa l’intreccio, arazzo dalle sfumature cangianti raffigurante una giostra di creature e personaggi che, collidendo, forgiano uno dopo l’altro eventi segnati dal sottile filo dorato della magia, legante impalpabile dell’intera vicenda. La narrazione prende corpo in modo lineare passando dai diversi punti di vista, paragrafi che, al pari di torce fiammeggianti, mettono in luce ogni personaggio, rischiarando la bellezza dei suoi pregi, rivelando i bordi taglienti delle sue brame, assetate di paura e vendetta, e proiettando l’ombra dei suoi pensieri nero su bianco, così da conferire a ciascuna figura una profondità reale, più della semplice carta su cui sono stati plasmati. Ogni ruolo, seppur riconducibile ai canoni del genere fantasy, possiede un guizzo di novità che lo discosta dai cliché, da cui prende le distanze anche la trama, un’avventura che sa di leggende, quelle cantate dai menestrelli in giro per i reami, narrata in modo trascinante, toccando le corde giuste per tenere alta l’attenzione del lettore, a mio parere, però, appena sottotono in alcune parti d’azione, come se le scene passassero troppo velocemente davanti allo sguardo di chi legge.

Detto questo, I figli delle ninfe si è dimostrato un valido inizio di saga, conclusasi con la promessa di aggiungere altri versi a una canzone che ha il cuore sospeso tra il coraggio abbagliante del Bene e la furia cieca del Male.

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo: I figli delle ninfe
Autore: Mauro Barbarito
Casa editrice: LFA Publisher
Pagine: 149
Data di pubblicazione: 1 gennaio 2016
Genere: fantasy
Costo versione cartacea copertina flessibile: 14,00 euro
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