È stato singolare venire a conoscenza di questo libro e di ciò devo ringraziare caldamente Anaëlle de La Stamberga d’Inchiostro, la quale, durante una delle nostre solite conversazioni, mi aveva avvisata di una bellissima iniziativa creata per il mese di novembre dalla pagina omonima al libro che vi recensisco proprio oggi, dopo giorni e giorni di silenzio dovuti allo studio matto e disperatissimo per gli esami all’università. A volte l’amore non serve è il titolo adottato per questo romanzo, una frase che sicuramente colpisce e che fa riflettere, il cui significato permea completamente l’opera di Elisa Achiluzzi: davvero per essere felice e soddisfatta della propria vita una persona deve essere amata da quella metà che la completa o trovare questo individuo a noi complementare è solo uno dei tanti cliché che gli esseri umani si impongono come uno dei tanti obiettivi da raggiungere?
Laura, Francesca ed Emma sono convinte che l’amore non serve per sentirsi soddisfatte e appagate delle proprie esistenze. Come dar loro torto? Se fossimo incappati nei loro travagliati passati e presenti, sarebbe davvero difficile non andare d’accordo col loro pensiero.
La prima, maestra delle medie di italiano, vive la solita routine di sempre, senza alcun evento meritevole di attenzione. Con una vita sociale pressoché pari allo zero, innamorata persa da tempo immemore di un uomo, Marco, che mai l’ha presa in considerazione, con alle spalle molteplici relazioni non degne di nota, insignificanti, insipide quasi, Laura si sente oppressa da questa sua vita, oltre che dalla presenza ingombrante dei genitori, con i quali vive, o meglio con i quali ha diviso in due parti l’appartamento che avevano in comune, cosicché lei avesse quella privacy e quell’indipendenza che una donna di 36 anni dovrebbe avere. Peccato che, senza farsi attendere poi troppo, mamma Maria appaia selvaticamente, quando meno Laura si aspetti, non solo ammonendola e facendole notare come certe cose proprio non devono passare neanche nell’anticamera del cervello a una persona della sua età, ma anche criticandola sul fatto che non ha ancora messo la testa a posto, non certamente come sua sorella Chiara che si sta per sposare con Matteo, un futuro marito bello e pure benestante.
Poi, abbiamo Francesca, avvocato di successo, tanti soldi nel portafoglio, carattere decisamente freddo e distaccato, o almeno così sembrerebbe a una prima occhiata approssimativa. Stimata da tutti, conosciuta da moltissimi grazie agli agganci dovuti ai legami forti che i suoi genitori hanno sempre avuto tra le persone più in di Roma, questa donna sembra invece sentirsi decisamente insoddisfatta, nonostante abbia praticamente tutto o quasi. Sicuramente l’aveva prima, quando ancora era sposata con Andrea, un uomo con il quale ha vissuto i suoi anni più belli e un amore di quelli presenti solo nei film romantici e strappalacrime, un sentimento che però col tempo si è affievolito, per varie ragioni che ancora lei fatica a comprendere davvero, nonostante siano passati degli anni, un’emozione che poi si è tramutata nell’opposto, un odio e una rabbia cocenti che hanno portato alla distruzione di un legame all’apparenza solido e valido. Non le resta più niente, a parte tanti e tanti soldi spillati all’ex marito più che ricco.
E infine arriviamo a Emma, una donna di quasi 34 anni che pare avere un viso di ventenne e lo spirito di una giovane ragazza di quell’età, lavoratrice nel reparto musica di Euronics, coinquilina di Giacomo, un ragazzo omosessuale con il quale ha instaurato una bellissima amicizia fin dai tempi in cui, incontrati per caso su una metropolitana, mentre sfogliavano lo stesso giornale per cercare una casa da affittare e in cui vivere, hanno deciso di iniziare questa loro personale avventura insieme. Amante delle notti brave, che sempre culminano con un incontro amoroso consumato nella sua camera da letto, ovviamente con un uomo diverso ogni volta, questa donna decisamente libertina sembra non volere altro da questa vita, appagata com’è di tutto ciò che ora possiede, non molto forse, ma per lei sufficiente e sufficientemente vicino al suo concetto personale di felicità.
Se tre soggetti del genere, così diversi, così opposti, così agli antipodi si incontrassero? E se, proprio in quel preciso momento, qualcosa scattasse in questi tre personaggi femminili, tanto da legarle indissolubilmente fin dalla loro prima conversazione? E se, dopo essersi raccontate tra loro, aprendosi come mai avevano fatto prima con nessuno, si ritrovassero a fare un patto per raggiungere, grazie a quest’ultimo gradino che rappresenta l’argomento dell’accordo stesso, la felicità più completa, senza bisogno dell’amore di cui tanto sembrano essere allergiche per una ragione o per l’altra?
Ridevano. Sembravano quasi pazze ed invece erano solo felici. Felici di quella notte; felici di essere insieme; felici di non aver bisogno di nient’altro, di nessun’altra.
Spero di avervi incuriosito e invogliato a dedicarvi alla lettura di A volte l’amore non serve, un romanzo fresco, scritto con uno stile cristallino e scorrevole, accattivante nel catturare la mente e il cuore del lettore, un libro che, con un ritmo sempre più incalzante, pone la sua attenzione su una tematica decisamente conosciuta ma in una maniera totalmente diversa dal solito, un modo che non ci aspetterebbe mai e poi mai.
Tre donne, decisamente diverse, sia caratterialmente che esteticamente, donne con principi e mentalità differenti se non opposte, ognuna con un passato che le ha logorate e con un presente che non è da meno, quasi facendo concorrenza al suo vetusto antenato. Tre donne che si incontrano per caso, senza effettivamente soffermarsi su chi hanno di fronte, ponendo l’episodio nel dimenticatoio, come se, dopotutto, l’occasione che hanno avuto per vedersi anche solo di sfuggita non è così importante, non è così vitale per nessuna di loro. Eppure, il destino sembra voler dire che questo trio deve rimanere unito e coesistere, dando vita a un’amicizia vera e propria, forte, tenace e combattiva di fronte alle difficoltà che le si parano davanti, senza demordere mai, senza gettare la spugna, nonostante sembri che tutto voglia remarle contro, quasi a farsi l’ennesima beffa, a ironizzare in maniera oltre che sadica pur di averla vinta, di nuovo. Laura, Francesca ed Emma si sono legate così facilmente, tanto da renderle decisamente dubbiose sulla natura di questo rapporto, sulle sue solidità e profondità che non dovrebbero essere affatto radicate nel profondo, non dovrebbero penetrare nel cuore di ognuna di loro, lasciando un segno indelebile, indissolubile nella sua invincibilità, data la brevità con la quale la sintonia tra loro si è venuta a creare. Basta poco per instaurare un’emozione così potente come è sicuramente l’amicizia, quella che nasce a dispetto di tutto e tutti, quella che permette a delle persone di capirsi al primo sguardo, di volersi bene fin dalle prime parole spese tra loro, seppur siano individui così lontani anni luce da credere che un simile evento sia improbabile, se non impossibile, da verificarsi. Eppure eccole qui, spinte da un’energia senza eguali ad affidarsi l’una alle altre per farcela, per sopravvivere a quanto hanno vissuto e a quanto tutt’oggi vivono, strascico fastidioso di un passato che non se ne vuole andare, che non vuole lasciarle andare, che impedisce loro di uscire dal tunnel nel quale sono entrate e, quindi, vedere la luce del mondo là fuori inondarle finalmente di vita, di speranza, di pace. Grazie a questa propulsione esterna, che sembra dare nuova carica alle tre protagoniste de A volte l’amore non serve, queste donne, chi più chi meno, cambiano il loro modo di essere, plasmano un inedito comportamento da adottare nei confronti non solo di sé stesse ma anche delle nuove conoscenze in cui incappano quotidianamente, nuovi incontri che prima solevano solamente sognare, viste l’immobilità e la staticità delle loro vite, mancanti di qualcosa che ancora non erano state in grado di identificare, ma sovrabbondanti del timore nei confronti del futuro, la cui incertezza frenava la voglia di compiere il passo per andare oltre, per ricominciare, per ripartire dalla piazzola di sosta dove si erano bloccate e rientrare nella carreggiata, quel mettersi in gioco che tali donne preferivano guardare da lontano, con un binocolo, salvaguardandosi da decisamente probabili nuove gatte da pelare, guai che le avrebbero affossate ancora di più nell’oblio in cui erano finite, una prigione dove quasi si nascondevano pur di non rivivere di nuovo quel passato ingombrante che le aveva segnate più del dovuto, più del voluto, troppo. Ritrovare, però, la forza, quella sopita da qualche parte nei meandri dell’anima e del cuore, non è semplice, ma sicuramente non impossibile: le nostre tre amiche, infatti, dopo sforzi e sforzi, non indifferenti ma nemmeno insormontabili come avevano invece creduto fin dall’inizio, riescono a raggiungere un traguardo che prima non avrebbero pensato di oltrepassare, un limite per loro lontanissimo, una sorta di chimera che mai e poi mai si sarebbero sognate, anche solo lontanamente, di afferrare a mani salde, proprio perché avevano, col passare del tempo, nel corso degli eventi che le hanno viste come protagoniste indiscusse, soppresso, involontariamente, il leone che ogni individuo nasconde nel suo essere, annullando quella personalità ricca di audacia e coraggio, obbligando sé stesse a una stasi perenne, in cui vivere non assumeva il significato che gli si confaceva, una sorta di morte prematura e apparente, esistenza statica, incolore, informe.
Una mano amica, in questo, gioca un ruolo fondamentale, permettendoci di avere una visione d’insieme diversa, da più prospettive, inducendoci quasi a rivedere le nostre priorità e a scambiare di posto le precedenze che ci eravamo prefissati, mutando in meglio la nostra personale “To Do List”, spingendoci ad aprire gli occhi su ciò che effettivamente abbiamo di fronte, senza alcuno sconto, senza alcun filtro per abbellire ciò che magnifico è già, se solo ci decidessimo a puntarci sopra lo sguardo inclinato in un’angolazione differente, quella che può ribaltare il nostro negativismo nel più roseo positivismo, un cambiamento che non passa inosservato né a noi, né tanto meno a coloro che incontriamo, distanti solo a un battito esiguo e minimo di ciglia. Proprio per questa ragione, in caso i fatti siano eclatanti, lampanti, impossibili da non decifrare in una sola e unica maniera, esattamente in questo frangente, non possiamo soffocare l’evidenza, semplicemente perché avevamo pattuito di non lasciarci coinvolgere, di non coinvolgere nessuno con la nostra persona, fuorviandoci e portandoci quindi a perdere tempo inutilmente e magari anche quell’unica occasione che, forse, mai più si ripresenterà. Prendere la palla al balzo, quindi, è necessario in quanto aspettare il momento “sbagliato” per fare e dire ciò che era già “giusto” prima e che ora lo è a maggior ragione non implica il classico lieto fine, non voluto, certo, ma tutto sommato sperato, nel profondo, nell’abisso imo ancora speranzoso del nostro essere, quella minima parte che, seppur piccola, persiste ancora e persisterà sempre. Ma non si deve temere mai, non si deve perdere quel piccolo faro di luce nell’oscurità: l’amore, quello sincero e rigoglioso, non scappa, non evapora, lasciando il niente come eco lontana, perché l’emozione che scaturisce come lava incandescente da esso non si estingue mai. Dopotutto, questo potente sentimento è capace di bussare anche alle porte sigillate, chiuse con un catenaccio a doppia mandata, e magari sceglie proprio quel famoso periodo in cui non lo si aspettava e non lo si voleva, manco fosse una delle piaghe più mostruose che mai possano capitare a questo mondo. Anche i sordi non potrebbero non udire il suo richiamo, come i ciechi non potrebbero non notarlo nella sua magnificenza. Com’è che si dice? Chiusa una porta, si apre un portone. E che portone, aggiungerei!
Scheda libro
Titolo: A volte l’amore non serve
Autore: Elisa Achiluzzi
Casa editrice: CreateSpace Independent Publishing Platform
Pagine: 274
Anno di pubblicazione: 2015
Traduttore: –
Genere: Romance
Costo versione cartacea: 13.52 euro
Costo versione ebook: 7.32 euro
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