Ero davvero curiosa di leggere Partiamo da qui, una raccolta di racconti curata da Igor Damilano e Cinzia Lacalamita, antologia creata dalla penna di undici autori che hanno frequentato un corso di scrittura creativa emozionale tenuto dagli scrittori di Chiamami Anam. Cosa mi aspettavo da questa lettura? Sicuramente, non avrei mai creduto di provare, scorrendo le pagine, delle emozioni così forti per questo piccolo libro. Certo, non avrei immaginato di percepire l’altalena di sentimenti che mi ha sballottata qua e là, una volta portandomi all’apice di una serenità piena e soddisfatta che mi ha lasciato, come conseguenza, un bel sorriso sulle labbra, l’altra facendomi precipitare senza tanti convenevoli in un abisso cupo e molto malinconico, dove solo un’amara tristezza vigeva indiscussa e indisturbata. Ancora più ovvio, non pensavo di essere travolta dall’immensa profondità che è trapelata dalle righe di queste novelle, penetrando fin negli anfratti del mio cuore e lì attecchendo. No, non mi aspettavo tutto ciò e, quindi, nel momento in cui ho ottenuto ogni sensazione descritta qui sopra e molto di più, è stato facilissimo ritenermi assolutamente soddisfatta della lettura affrontata.

Partiamo da qui è un’opera nel vero senso della parola. L’avventura di questi personaggi in cerca d’editore, persone comuni eppure straordinarie che si sono messe in gioco con enorme coraggio, una virtù questa da preservare intatta come il più grande dei tesori, una qualità che ognuno di noi vorrebbe avere e usare quando una situazione più lo richiede, senza limiti o censure inutili, ma in tutto il suo splendore unito a una forza che eguali non ha, e grandissima umiltà, peculiarità che traspare senz’ombra di dubbio dai ringraziamenti finali, profusioni in cascata di amicizia e di affetto provati gli uni verso gli altri e viceversa, poche righe che però fanno intuire ampiamente una caratterizzazione completa dell’animo di questi individui, così veri e vivi da toccare il lettore nel profondo, tanto le affinità con loro si affacciano prepotenti alla sua mente, sconvolgendola, incomincia con un’ouverture, quella composizione che introduce l’opera teatrale, un biglietto da visita dal quale dipende l’opinione pubblica poiché è proprio da quell’attimo che chi partecipa all’evento rimarrà più o meno colpito, provocando o la sua totale attenzione a riguardo o il suo più assoluto menefreghismo.

Il sipario, quindi, si alza, appena dopo il momento in cui l’incipit di tutto termina in un soffio, lasciando dietro di sé una scia poetica, densa di significati a cui non si può e non si deve sfuggire, per il bene di noi stessi, per il bene di quella vita che ci rappresenta e che rappresentiamo, permettendo, perciò, alla scena iniziale di avere il suo momento di gloria, attirando tutta l’acuta concentrazione del pubblico, bramoso di conoscere, desideroso di continuare, avido e ingordo delle emozioni che sicuramente percepirà.
Non stupitevi se, di conseguenza, vi confesso che gli atti di Partiamo da qui stregano e ammaliano, trasmettendo, attraverso un uso della lingua italiana che non può non sbalordire, sentimenti che tolgono il respiro, tanto da farci annaspare in cerca di un’aria che sembra mancare sempre più, abbandonandoci senza via d’uscita in un’atmosfera leggermente pesante, certo, ma allo stesso tempo rinvigorente, a cui dobbiamo solo abituarci per vivere di nuovo, alla quale poi non faremo più caso perché assuefatti da essa totalmente nella nostra nuova forma, ritrovata e accolta a braccia aperte.
Ed ora? Eccoci di nuovo qui. Non solo uguali a prima, ma anche diversi, in qualche modo arricchiti di vita e di aspettative verso il futuro, nutrendo finalmente una speranza, realista da una parte e votata al positivismo dall’altra, quasi volesse incoraggiarci a vivere i nostri sogni con tutte le forze di cui disponiamo, pur imponendoci di restare con i piedi ben ancorati al suolo, evitando utopie troppo grandi anche solo da immaginare, illuminati dalle considerazioni fatte durante il nostro percorso esistenziale, ragionamenti che ci hanno portato ad aprire gli occhi, facendoci riconsiderare e passare al setaccio, una alla volta, tutte le convinzioni che fino a qualche istante prima erano decisamente radicate nella nostra persona, termine forse fin troppo spropositato per identificare quel semplice involucro vuoto con il quale solevamo trascinarci nella vita, strascicando i piedi controvoglia, lentamente, come se tutto intorno a noi andasse al rallentatore, un guscio cavo che pensavamo fosse sufficiente a rappresentare un’esistenza piena e soddisfacente, una matrioska priva delle sue sé su scala man mano più ridotta che credevamo completa, atta a valorizzare quei pochi aspetti positivi di noi, caratteristiche che scemavano a poco a poco di fronte al conto salato della vita, lasciando posto ai difetti che, come un virus, ci stavano contagiando, obbligandoci a una morte prematura dell’animo.

Tuttavia, rinati a vita nuova perché ci siamo finalmente riconosciuti tra tanti altri, ritrovandoci e tenendoci stretti per non perderci ancora, (ri)partiamo esattamente da qui, procedendo verso l’avvenire con più fiducia perché, anche se a volte la fortuna non ci arride, il destino può sempre ripagarci, per gli sforzi fatti, che facciamo, che faremo, per le esperienze vissute, che viviamo, che vivremo, per ciò che siamo, un granello di sabbia in una distesa desertica immensa, un puntino minuscolo nell’universo, una parte di un tutto più grande senza la quale esso non sarebbe tale.
Ognuno di noi ha la sua valenza a questo mondo. Ognuno di noi è importante per l’altro: valorizziamo i nostri pregi, senza nasconderli o sottovalutarli, perché sono quei minimi dettagli a renderci unici, rari e preziosi, differenti da tutti, uguali a nessuno.
Noi siamo noi e non dobbiamo temere di mostrarci per quello che siamo, un cuore pulsante di positivo e negativo, due identità pari e opposte che coesistono e si bilanciano, donandoci quell’equilibrio necessario a rivivere e sopravvivere. Sentiamoci liberi di esprimerci come crediamo sia meglio, come pensiamo sia meglio, come vogliamo da fin troppo tempo, senza esclusione di colpi, conferendo a noi stessi quell’esistenza, stipata in un piccolo cassetto del nostro cuore, di cui desideravamo disperatamente disporre, sentendocela addosso come una seconda pelle, padroni di un’intera vita ancora tutta da scoprire ed esplorare, la stessa esistenza di sempre ma “solo” più piena.

Accogliendo questa nuova mentalità, la visione di ogni vicenda che ci ha portato a essere chi siamo, la prospettiva con la quale guardiamo le persone che incontriamo, alle quali dedichiamo un’emozione diversa a seconda del caso, il punto di vista da cui osserviamo ciò che ci circonda da sempre, rappresentativo prima di una quasi claustrofobia asfissiante, vincolante, imprigionante, divenuto poi simbolo di libertà sconfinata, aperta, illimitata nella sua bellezza pura e semplice, mutano, modificando a loro volta, in cascata, noi stessi, inducendoci a riconoscere la magnificenza di taluni aspetti che credevamo portatori sani di infiniti problemi, innumerevoli grane e altrettanti guai, date le conseguenze sorte da essi, eppure, come a dimostrarci che non tutto il male viene per nuocere, ecco che la verità ci viene sbattuta in faccia, svegliandoci, in malo modo ma sicuramente il più efficace, da uno stato di torpore durato per troppo tempo, troppo a lungo, troppo che è davvero troppo.
Tuttavia, non dobbiamo scordarci chi eravamo, abbozzo di un noi fondamentale per arrivare qui e da qui (ri)partire. Non trascuriamo il nostro passato, non gettiamolo in pasto ai lupi della banalità e dell’omologazione come se fosse una qualsiasi vittima sacrificale da abbattere senza alcun ripensamento, azzerando così la rilevanza che possiede di diritto, disinteressandocene oltre ogni dire, abbandonandola, sola, a invecchiare, avvizzire e poi morire tragicamente, non considerata, obliata. Conserviamo ciò che ha diritto a essere conservato. Amiamo ciò che merita di essere amato. Non perdiamo tempo focalizzando la nostra completa attenzione verso ciò per cui non vale la pena, perdendo, quindi, secondi, minuti, ore di un orologio che continua a ticchettare, con costanza e perseveranza, non fermandosi di fronte a niente e nessuno, non fermandosi mai, ma proseguendo la sua corsa, un po’ in salita, un po’ in discesa, facendoci scoprire che là fuori esiste qualcosa per cui lottare, qualcosa per cui arrestarsi senza pensieri, qualcosa per cui vivere, amare e lasciarsi amare, dagli altri e soprattutto da noi.

Catturando con la sua vena poetica e il suo magnetismo incalzante, attraverso l’utilizzo di stili di diversa fattura che, se presi da soli e posti a confronto, sembrano quasi cozzare l’uno con l’altro, ma, nella totalità, insieme, combaciano alla perfezione come tasselli di un mosaico elegante e maestoso, Partiamo da qui testimonia come la realtà da una parte, molto spesso, forse troppo, infierisca su chi vuole avere da lei solo una grazia, quella cortesia che si riesca a contraddistinguere nella distesa sterminata di vicissitudini poco piacevoli anche solo da ricordare, e dall’altra doni speranza per un futuro migliore, un domani vicinissimo a cui non dobbiamo rinunciare e per il quale dobbiamo lottare, senza gettare la spugna quale resa. Solo osando, troviamo il coraggio necessario e possiamo farcela. Solo osando, ce la faremo.

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo: Partiamo da qui. Undici personaggi in cerca d’editore
Autore: AA. VV.
Casa editrice: Imprimatur
Pagine: 128
Anno di pubblicazione: 2017
Traduttore:
Genere: Racconti
Costo versione cartacea: 14.00 euro
Costo versione ebook: 6.99 euro
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