I blogtour sono una delle tante iniziative letterarie tramite le quali non solo si possono scoprire nuovi titoli da affrontare, lidi inesplorati e temibili che attirano con un magnetismo senza eguali, ma si ha anche la possibilità di conoscere più a fondo opere già lette e magari amate, ulteriori prospettive che ci permettono di guardare con occhi diversi panorami perlustrati fin nei minimi dettagli.
La presente occasione, in particolare, concerne Dreamtime, scritto dal talentuoso Michele Rampazzo, una perla di pagine e inchiostro pubblicata dalla Intrecci Edizioni: oggi cade la seconda tappa del blogtour ad esso dedicato, l’intervista che ho avuto il piacere di curare e mi ha consentito di navigare nelle acque misteriose dell’autore e del suo thriller differente da tutti gli altri e uguale a nessuno.
Buongiorno, Michele. Prima di cominciare la nostra piccola intervista, ti vorrei ringraziare per essere approdato qui alla Nicchia Letteraria, un’occasione imperdibile non solo per me ma anche per chi ancora non ha avuto il piacere di conoscerti tra le pagine, un momento dove l’autore e la persona celata dietro la penna si raccontano, amalgamandosi.
Per iniziare, direi che è d’obbligo indagare sulla fonte che ti ha ispirato Dreamtime, un libro davvero straordinario dove intrighi e macchinazioni, scrupolosamente ben trattati, sono all’ordine del giorno.
✒ Lasciami iniziare ringraziandoti per la bella accoglienza qui nel tuo blog. Spero di farvi conoscere un po’ più di me tra queste righe. L’idea di Dreamtime nasce perché volevo scrivere un romanzo corale, dall’intreccio serrato, con molti punti di vista che si amalgamano, all’opposto de La speranza dei vinti, dove il punto di vista è uno solo. Per lo stile mi sono ispirato a uno dei miei thriller preferiti, Il socio di Grisham, una macchina perfetta in cui la capacità dell’autore di tirare tutti i fili al momento giusto esce con prepotenza. Se sono riuscito a ottenere un buon risultato in questo senso, allora lo considero un successo; ma questo spetta ai lettori deciderlo.
L’altra ispirazione viene invece dal cinema, protagonista assoluto in Dreamtime. Si tratta del remake del film Total Recall: non un prodotto cinematografico eccelso, ma l’ambientazione mi ha assolutamente stregato e ha acceso la miccia di quello che poi è diventato il mio romanzo.
Nel tuo ultimo romanzo pubblicato da Intrecci Edizioni>, il cinema assume un ruolo d’onore nello scritto, dato che, comunque, l’azienda con la mansione di creare, partendo dai sogni di persone comuni e talvolta anche dai loro ricordi, come si scopre leggendo, film a buon mercato per una fruizione agevolata, soprattutto ai cultori di nicchia, battezza con il suo nome proprio la tua opera.
Quindi, qual è il genere di pellicole che preferisci guardare? E i primi tre titoli che annoveri tra i migliori, secondo il tuo punto di vista?
✒ Giusto di recente ho fatto un piccolo calcolo e ho risolto che guardo qualcosa come 120 film all’anno. Aggiungiamoci pure tutte le serie tv e capirai che non posso nemmeno tentare di pensare a una classifica. Come compromesso, posso farti i nomi di tre pellicole che negli ultimi anni ho visto proprio al cinema e che mi hanno lasciato un’impronta forte, per un motivo o per l’altro: La la land (regia e musiche eccezionali), The Hateful Eight, Perfetti sconosciuti (sì, qualche film di valore lo produciamo anche in Italia, fossero solo un paio all’anno). Sorvolando sull’infinità di titoli che adoro e che ho tralasciato, vedrai che i generi non potrebbero essere più diversi. Non mi pongo limiti da questo punto di vista: se la storia è di buona qualità, allora merita a prescindere dal genere.
La denuncia dell’inquinamento e dei maltrattamenti riservati all’ambiente da parte dell’essere umano è molto tangibile in Dreamtime, temporalmente ambientato in un futuro non troppo prossimo dove un termine quasi apocalittico viene dato in pasto al lettore, sebbene l’amore e la speranza nutriti da Milo e Rebecca ne stemperino l’evidente gravità. Pensi che, ora come ora, si stia facendo il possibile per evitare finali catastrofici riguardo questa problematica o forse ci si dovrebbe impegnare ulteriormente pur di scacciare lo spauracchio ingombrante dell’inevitabilità?
✒ Purtroppo, se ho scelto di lavorare a un progetto con un messaggio forte come quello di Dreamtime, il mio pensiero a riguardo è chiaro. Credo che non si stia assolutamente facendo il possibile e credo che il problema sia lontano dall’essere adeguatamente inserito nell’agenda politica. Questo perché tendiamo a concentrarci sugli obiettivi a breve termine, ignorando un lungo termine che però si avvicina sempre di più. Ogni giorno la Terra perde un po’ di salute che non possiamo ridarle: e, se non invertiamo questa tendenza, le cose possono solo peggiorare.
Leggendo il tuo libro, non è difficile identificare in ogni personaggio la presenza di una dualità dove la continua lotta tra bene e male impera senza sosta e scombussola il corpo ospitante fino all’estremo. Riflettendo sulla questione del Dottor Jekyll e del Signor Hyde, secondo te, in tutte le anime albergano luci e ombre che si ritrovano parte di un connubio sui generis dalla natura oltremodo instabile a cui dover far fronte, qualora arrivasse quel momento in cui il confine tra le due fazioni sparisce sempre più, non lasciando alcuna traccia significativa della sua esistenza, al pari di un miraggio in un mare desertico senza fine?
✒ Io ritengo che in ognuno di noi viva una personalità molto più complessa di quanto potremmo spiegare, figurarsi definirlo in 250 pagine. Quando scrivo, la cosa cui forse tengo di più è la costruzione dei miei personaggi. Partono da un’idea confusa e la sfida è farli diventare vivi, metterli a camminare sulle proprie gambe, cosicché raccontino al lettore molto di più di quello che si trova scritto. Quando un mio personaggio fa qualcosa che stupisce anche me, so che ho ottenuto quello che cercavo: non è più una faccia su un libro, a quel punto esiste per davvero. Da qualche parte lui c’è, e con lui tutte le complessità che si porta dentro.
Come epilogo, cogliendo l’occasione per ringraziarti ancora dell’immensa disponibilità che ci hai dimostrato, ti saluto curiosando un pochino sul decimo romanzo che stai scrivendo. Complimentandomi con te di questo traguardo numerico non indifferente, potresti svelarci un’informazione in merito, una qualsiasi anticipazione che più ti aggrada, sperando sia di buon auspicio alla tua ascendente carriera letteraria?
✒ In realtà il mio ultimo libro nasce in un periodo particolare. Da più di tre anni stavo lavorando a una serie che vuole essere il messaggio centrale di tutto il mio lavoro artistico, almeno finora; una serie progettata lunga 7 libri e di cui ho scritto i primi tre praticamente in apnea. Salvo rendermi conto poi che avevo bisogno di staccarmi e di variare completamente genere. E dunque ho scritto il mio decimo romanzo, un horror puro di ispirazione lovecraftiana, ambientato in un’isoletta sperduta nella regione dei laghi dell’Africa subsahariana. Devo dire che mi sono divertito un mondo a lavorarci e, anche se non lo leggerete presto, spero che un giorno potrete. Nel frattempo continuerò a scrivere, in primis perché mi fa sentire vivo in modi a volte travolgenti, e poi per voi lettori, per trasmettervi tutte le emozioni che provo nel dare vita ai miei personaggi. Spero finora di esserci riuscito.
Lascia un commento