Nonostante si dica che sono i fatti ad essere più importanti di qualsiasi altra cosa, le parole non sono da meno, sottolineando una profonda rilevanza, nella piccolezza alle volte, nell’immensità in altre. Nel momento stesso in cui si comunica o ci si getta in questa impresa, tentando nel migliore dei modi di farcela, chi elargisce discorsi deve dimostrare una sorta di pacatezza nell’uso dei vari sostantivi, determinanti pallottole indirizzate verso obiettivi prestabiliti, diventando cauto nel loro utilizzo, un coltello a doppio taglio che può ferire anche mortalmente se maneggiato a dovere, cercando in ogni maniera di farsi comprendere totalmente dai suoi interlocutori, dosando con il contagocce i verbi, le congiunzioni e tutti gli elementi della frase che potrebbero andare ad usufruire in quell’istante. Quindi, non pensate che Ti ricorderò, sorridendo sia un titolo messo lì casualmente, tanto per abbellire con leggerezza questo romanzo: la scelta che l’autrice, Marilena Di Micco, ha compiuto è stata ben studiata e ponderata, come del resto la decisione di adottare specifiche denominazioni per i capitoli, nomi che paiono senza senso a una prima occhiata sommaria, ma che, invece, assumono sempre più definizione, abbandonando quel loro alone di mistero con lo scorrere delle pagine, una alla volta, fino a giungere all’epilogo della storia di Elhaida. Tuttavia, non date tutto per scontato a questo punto: sebbene abbia adorato questi piccoli stratagemmi e particolarità che rendono unica l’opera prima della scrittrice, non sono riuscita ad apprezzare a pieno il suo libro. Prima di spiegarmi meglio a riguardo, però, come al solito, sostiamo un attimo sulla trama di Ti ricorderò, sorridendo.
Ecco che è la canzone di Elisa, il cui incipit dà vita al libro di Marilena Di Micco, un riferimento importante, visto che questa artista è amatissima dalla protagonista, Elhaida, che ce lo rivela fin dalle prime pagine, attraverso la narrazione in prima persona. La sua confessione non si ferma qui, assolutamente no. La ragazza ammette che le parole della cantante triestina le ricordano Luca, un suo caro amico verso il quale nutre un profondo amore: se è un affetto corrisposto o meno, lei non lo sa, ma comincia a rimuginare su cosa le riserverà il futuro, cosa mai possa pensare della sua figura questo ragazzo, che magari un giorno, un domani vicino o lontano che sia, diventerà un punto fermo nella sua vita di studentessa universitaria, creando qualcosa di più del semplice legame quasi fraterno tra due amici, divenendo, quindi, l’entità che ognuno di noi vorrebbe possedere gelosamente, un amore travolgente che può tutto, sempre.
Nessuno, però, sospetta di questo sentimento covato di nascosto, celato agli occhi di tutti, persino a quelli di Elhaida stessa, come se non volesse provare l’amore vero, come se non volesse provarlo per quel suo amico di lunga data che, forse solo nei sogni, ricambierebbe questo affetto smisurato. A parte Aurora, una ragazza decisamente sveglia e attenta alla protagonista, visto che è la sua migliore amica. Incontrate per caso, proprio durante un piccolo scontro avvenuto nel mentre di una passeggiata, conosciute per scelta, lì a terra, dopo essere cadute in maniera rovinosa e aver sperimentato da vicino la durezza del suolo che le aveva accolte malamente, mentre uno scroscio di risa le aveva investite, le due giovani donne non si sono più lasciate, costruendo, giorno dopo giorno, un affiatamento amichevole forte e rigoglioso, quasi da rendere l’una la sorella dell’altra, un legame che va oltre il sangue che scorre nelle vene.
Amore, amicizia e una famiglia alle spalle che le vuole bene, costituita da una madre premurosa che la adora ed è fortemente ricambiata, un fratello maggiore, Gennaro, la cui mancanza perché arruolato nei militari è sentita in modo molto particolare dalla protagonista, e un padre che viaggia molto spesso per lavoro ma che la ama e non smetterà mai di farlo, Elhaida sembra avere tutto, anzi, ha davvero tutto ciò che una persona può desiderare e bramare dalla sua vita. Eppure, qualcosa, qualcosa segna l’esistenza di questa ragazza. Ma cosa? Di certo, non ve lo svelerò io, ma sappiate che, fin dal prologo, Ti ricorderò, sorridendo è scritto utilizzando verbi coniugati al passato.
A certi eventi non si è mai pronti, nemmeno se ci prepariamo mentalmente al loro arrivo, incidenti sul percorso che ci sorprendono, ci sballottano nelle loro onde agitate e irrequiete, increspanti la calma piatta del nostro mare, distesa blu nella quale la tranquillità ormai è acqua passata, un lontano ricordo dove possiamo rifugiarci solo ad occhi chiusi, rimembrando i tempi felici, quelli durante i quali noi eravamo spensierati, ilari delle situazioni in cui eravamo protagonisti, coscienziosi di determinati avvenimenti possibili e sicuramente probabili, ma fiduciosi nel destino, in quella forza primordiale che fino a poco prima sembrava assisterci, permettendoci di sorridere a e con esso, sperando sempre in positivo, incrociando ancora e ancora quelle dita che, quasi anchilosate, ci accompagnavamo ad ogni giro di giostra, mai abbandonandoci alla deriva, mai lasciandoci soli senza alcuna nota di positività, mai. Eppure, eccoci qui, intrappolati nelle trame spietate e ingarbugliate del fato, dove la via d’uscita è così lontana da considerarsi quasi impossibile da raggiungere, come se fosse dislocata in un luogo reso invisibile a causa della sua inaccessibilità, conseguenza principale della presenza di mura irreali che lo circondano, rendendolo immune a qualsiasi bussola, a qualunque maniera conosciuta per orientarsi, perché ormai la Stella Polare è perduta per sempre, svanita chissà dove, lasciando unicamente dietro di sé una scia luminosa, eco silenziosa che si affievolisce, un po’ per volta, e che può rivivere solo attraverso oculate rimembranze capaci di far rifiorire ogni attimo, ogni istante memorabile della nostra vita, come era prima della caduta in picchiata, trasformandoci in un Icaro moderno, meravigliato di fronte alla scoperta delle sue ali posticce, cera che fonde dinanzi al calore incandescente del Sole.
Quanto tempo è passato dal nostro ultimo sorriso? Non tanto a conti fatti, se ci pensiamo anche solo un pochino; eppure sembra essere trascorso più di un secolo, come se i minuti e le ore avessero ingranato la marcia, accelerando il loro incedere inesorabile, portandoci troppo in fretta verso la meta infausta che ci ha catapultati nella realtà più misera e ingrata. Aprire davvero gli occhi è sempre un colpo al cuore, un momento che ci segna, che sancisce per forza e a forza una modifica interiore e radicale, un’evoluzione obbligata e definitiva che induce il nostro essere a una crescita determinante, uno sviluppo a senso unico che, privo di qualsiasi scrupolo, ci insegna a cogliere gli attimi ricevuti in regalo dal fato, adottando il cosiddetto Carpe diem, come Catullo declamava, perché, nonostante non sia un nostro auspicio, a tutto c’è sempre un limite, ogni cosa, prima o poi, termina, lasciandoci inermi di fronte all’inevitabilità, facendoci adattare a una nuova esistenza, segnata fin dall’inizio e per sempre. Eravamo abituati bene, sedevamo sugli allori, godendoci e beandoci di ciò che avevamo, senza pensare davvero a cosa l’avvenire ci avrebbe riservato perché, alla fine, non credevamo possibile un cambio di rotta così repentino, non ipotizzavamo fossimo destinati a una simile meta, considerando un tale avvenimento dedicato esclusivamente al nostro prossimo e solo a lui, non a noi, individui normali e semplici che, ora, col senno di poi, sembravano essere stati da sempre baciati dalla fortuna, un’entità che non può propendere sempre verso una persona, ma deve rimanere bilanciata, dedicandosi a tutti, in minoranza o maggioranza che sia.
Adesso non si può indugiare o rimandare. Ci ritroviamo, proprio in questo istante, di fronte ai fatti compiuti. Spaesati, ci avventuriamo in quella vita che prima conoscevamo a menadito, ma che ora sembra l’esistenza di un’altra persona, un guanto che non calza più a pennello, come se si fosse ristretto in qualche strana maniera non ben identificata, costringendoci a un’angusta limitatezza, creando una situazione decisamente claustrofobica e non sana, portante dolore, unicamente dolore, sottolineando la perdita, una mancanza che sarà impossibile da colmare, nonostante tutta la buona volontà che potremmo metterci per venirne fuori e ricostruire, un pezzo per volta, la nostra anima e il nostro cuore distrutti, dilaniati nel profondo, segnati per sempre. Coloro che ci circondano, l’amore di una vita e la famiglia, interpretano un ruolo di rilevanza in questa tragedia del nostro nuovo quotidiano: sono, infatti, le giuste persone che ci possono aiutare in questo percorso, gli unici individui che risultano essere le sole guide adatte ad accompagnarci lungo quel sentiero erto, difficoltoso, continuamente in ascesa, verso una vetta non ancora visibile a occhio nudo da dove siamo, ma che sappiamo esserci e che prima o poi raggiungeremo, a fatica, ma la raggiungeremo. Andare avanti è una necessità per poter continuare a vivere, per poter accogliere tutte le nuove sfide che il destino vorrà affidarci con lo spirito giusto, il nostro grido di battaglia di fronte ad ogni situazione, avversa o meno che sia, e, in caso sentissimo nostalgia di ciò che era e non è più, è sufficiente scavare nei meandri della nostra mente, trovare i ricordi giusti, serbati nelle profondità del nostro intimo, riviverli in tutta la loro magnificenza, rimembrando un sorriso, un gesto, un incontro, piccoli istanti del passato che non si possono dimenticare e che, grazie a questo loro innato potere, ci consentono di essere contenti, nonostante tutto, felici dell’esistenza di un tempo: niente e nessuno può estinguersi fin quando rimane anche solo una persona a serbarne il ricordo, unico luogo astratto dove vivere sempre e per sempre.
In un crescendo di emozioni, vortice intenso che cattura il lettore portandolo anche a versare qualche lacrima dalla commozione, Ti ricorderò, sorridendo è un romanzo che, pagina dopo pagina, attrae il suo pubblico, inesorabilmente e inevitabilmente, con le tematiche trattate e le vicende ivi narrate, situazioni di tutti i giorni, che forse per questo motivo potrebbero essere considerate banali, ma che, invece, nella loro semplicità e quotidianità spiccano, sottolineando una realtà nascosta, l’alta probabilità che esse accadano anche durante la nostra vita e non solo tra le righe di un libro. Sebbene sia rimasta entusiasta rispetto gli aspetti sopra descritti, determinate caratteristiche dell’opera prima di Marilena Di Micco stonano parecchio con il parere positivo che nutro nei confronti di questo titolo. Oltre agli errori di battitura e a tratti di punteggiatura, che rallentano la lettura, forzando chi legge a una decelerazione obbligata, ho riscontrato parecchia confusione, un caos dovuto a una scelta precisa dell’autrice, che ha adottato per tutto il corso del libro il tempo passato, declinazione verbale decisamente in linea con la storia e, quindi, perfetta per l’ambientazione dedicata a Ti ricorderò, sorridendo, ma che, non essendo precisati i vari salti temporali che il lettore è indotto a praticare o, comunque, non risultando essi così limpidi a una prima occhiata indicativa, rende faticosa la comprensione effettiva dei vari momenti durante i quali tutte le scene avvengono. In aggiunta, ho trovato una mancanza di dettagli significativa, costringendomi a pormi domande, rimaste tutt’ora senza risposta: è giusto lasciare al lettore la libertà di carpire tutte le minuzie di un romanzo, permettendogli di intuire quelle peculiarità non scritte nelle pagine ma di ovvia prevedibilità, rendendogli possibile l’accesso nel mondo racchiuso nel tal libro, ma abbandonarlo, a briglie sciolte, in balia di dubbi e incertezze di difficile risoluzione non è la strada migliore per consentirgli di vivere in prima persona la storia narrata, immedesimandosi totalmente nella sua trama.
Scheda libro
Titolo: Ti ricorderò, sorridendo
Autore: Marilena Di Micco
Casa editrice: –
Pagine: 268
Anno di pubblicazione: 2016
Traduttore: –
Genere: Romance
Costo versione cartacea: 9.97 euro
Costo versione ebook: 0.99 euro
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