Dico la verità, se non fosse stato incluso in una promozione 2×1, forse non l’avrei acquistato, ma c’era qualcosa nella trama che meritava di essere svelato: il motivo per cui cinque ragazze nel fiore degli anni avrebbero deciso di farla finita, tutte nel giro di un anno, come Jeffrey Eugenides riporta quasi con leggerezza già alla prima pagina de Le vergini suicide, quello che è stato il suo romanzo d’esordio.

Anche il titolo lascia spazio a pochi dubbi, ma nessuno avrebbe mai potuto immaginare il gesto delle sorelle Lisbon, di una bellezza luminosa, avvolte da un’aura affascinante a cui è difficile rimanere indifferenti, soprattutto per i loro coetanei, così attratti da farne il loro personale oggetto di attenzione rasente all’ossessione, osservandone i gesti e le abitudini, desiderosi di ricevere un sorriso o, al meglio, una parola. La loro famiglia, madre rigida e padre succube, professore di matematica presso il liceo locale, sembra la tipica famigliola americana senza grinze, ma le cose iniziano a incrinarsi dopo che la tredicenne Cecilia, la minore, si suicida inspiegabilmente buttandosi da una finestra. Da quell’istante, una nube nera incomberà sempre più greve sulla loro casa come una maledizione.

 

Avvertivamo il senso di reclusione che comporta l’essere ragazze, con la testa che ribolle di idee e di sogni, per poi imparare le combinazioni di colori più adatte. Ci si rese conto della fraternità che ci univa; esistevamo tutti nello spazio come animali con la stessa pelle, e loro ci conoscevano benissimo, benchè ai nostri occhi rappresentassero un mondo inesplorato.

Sicuramente uno dei libri più strani che abbia mai aperto, a partire innanzitutto dal narratore collettivo, costituito dai ragazzi che le conobbero, i quali, a vent’anni di distanza, cercano testimonianze e riprendono in mano gli oggetti – diari, vestiti, fotografie – delle sorelle per rievocarne con malcelata tenerezza il ricordo, cristallizzato nella loro testa e mai sfumato come una creatura nell’ambra lucente. Rievocando episodi significativi ai loro occhi ma spesso insignificanti a quelli degli altri, analizzano l’ultimo anno delle ragazze Lisbon, seguite dai loro sguardi adoranti quasi fossero entità divine, da osservare schermandosi la vista per la luce abbacinante che emanavano, quando invece, come hanno capito solo tempo dopo, erano soltanto adolescenti esattamente come loro, con tanti sogni nel cassetto, rimasti però ad ammuffire a causa di una madre talmente bigotta e cieca da tarpare le ali alle figlie pensando di fare il loro bene, reprimendo la loro vita – scandita con estrema lentezza dallo stile descrittivo dell’autore – a un bagliore soffocato, fino a spingerle sull’orlo di un baratro oscuro e senza ritorno. Ciò che mi ha più contrariato è la mancanza di un motivo ben definito. Al lettore, infatti, sono lasciate solo le congetture del narratore e la possibilità di elaborarne di proprie, nonché un’unica domanda sospesa su ogni pagina: “perché?”. Avrebbero potuto trovare una via di uscita, una scappatoia per fuggire da quell’esistenza repressa e deprimente, invece hanno scelto spontaneamente il suicidio, l’abbraccio della morte come estremizzazione di una libertà mai conosciuta realmente, incanalando il coraggio che avrebbero potuto usare per ribellarsi in un atto che di coraggioso non possiede nulla, solo l’arrendevolezza di chi non vuole più lottare.

Una lettura amara e delicata, che scava nel profondo fino a lambire la nostra stessa fragilità, rimanendo impressa in noi come è rimasta in quella di coloro che hanno osservato le sorelle Lisbon da lontano, da dietro un vetro, covando la speranza di riuscire a sfiorarle per sondarne finalmente l’animo tormentato ma apparentemente perfetto.

 

 

Valutazione:

 

Scheda libro

Titolo:Le vergini suicide
Autore: Jeffrey Eugenides
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 206
Anno di pubblicazione: 1993
Traduttore: C. Stella
Genere: narrativa contemporanea
Costo versione cartacea: 12,00 euro
Costo versione ebook: 6,99 euro